Mercoledì 24 Aprile 2024

"Hanno dato l'ecstasy a Ilaria". Morta in spiaggia, due indagate

Messina, hanno 16 e 18. Palloncini bianchi ai funerali di Bruno Ruggiero

Ilaria Boemi (da Facebook)

Ilaria Boemi (da Facebook)

ROMA, 13 AGOSTO 2015 - SONO due le indagate a piede libero per cessione di sostanze stupefacenti a Ilaria Boemi, la studentessa di 16 anni trovata morta sul lungomare del Ringo, a Messina, tre giorni fa. Le denunce in stato di libertà, che potrebbero aggravarsi con la contestazione di aver indirettamente causato la morte «come conseguenza di un altro delitto», sono state formalizzate dalla procura distrettuale e da quella per i minorenni della città dello Stretto, rispettivamente a una ragazza di 18 anni e a un’altra coetanea di Ilaria. La prima avrebbe acquistato dalla seconda quella specie di pillola solubile di Md, una metanfetamina parente stretta dell’ecstasy, che la vittima avrebbe poi ingerito. 

LA SQUADRA mobile sta ancora cercando di scavare nelle loro dichiarazioni agli inquirenti durante gli interrogatori cui sono state sottoposte nella giornata di martedì e fino alle prime ore di mercoledì. Alla più piccola delle denunciate gli investigatori erano arrivati grazie al racconto dei due amici di Ilaria, una ragazza che ha da poco compiuto 18 anni e un giovane di 17 (pare siano queste le rispettive età della coppia, contrariamente a quanto trapelato in un primo momento) che erano con la minorenne quando è stata colta da malore. Sono stati i due a chiedere subito aiuto prima di rifugiarsi nelle loro case temendo di essere coinvolti. Intanto, ieri mattina nella chiesa avventista di Messina, si sono svolti i funerali di Ilaria. Bara bianca ricoperta di fiori, accanto a un grande cuore. Palloncini liberati verso il cielo all’uscita del feretro. In un clima di grande partecipazione, ma anche di tensione polemica. «Non sono stati eseguiti fermi, né di maggiorenni né di minorenni», aveva dichiarato il procuratore aggiunto, Sebastiano Ardita. Confermando però che «risulta sia stata fatta una cessione di droga». Tutti i testimoni interrogati, quindi, erano tornati fra le mura domestiche. «Il quadro è abbastanza chiaro – aggiungeva un investigatore –, ma è difficile, per adesso, individuare un reato da contestare subito». Un salto di qualità nelle indagini, comunque, era nell’aria. Fin da quando, nella stessa notte di febbrili convocazioni negli uffici della Mobile, era partita una telefonata alla famiglia della ragazza più grande, per sollecitare la presenza di un difensore di fiducia. La giovane, infatti, a un certo punto avrebbe ammesso di aver ‘girato’ materialmente a Ilaria la droga («quei cristallini sciolti nell’alcol»), ma di averlo fatto per conto di un’altra persona, la minorenne che ora è formalmente indagata insieme a lei. La pressione esercitata dai magistrati sull’ambiente giovanile venuto alla luce dopo la morte di Ilaria è dunque forte.

DA UN LATO , la procura distrettuale è interessata a verificare l’ipotesi di una partita ‘avvelenata’ di ecstasy (ma c’è chi contesta questa possibilità) in circolazione nei punti critici della movida balneare. Dall’altro lato, è la procura dei minori a puntare i riflettori sui consumatori più fragili e sui loro coetanei che fanno da cinghie di trasmissione dello spaccio fuori controllo. «Mia sorella non era quella che è stata descritta e che appare nelle foto su Facebook – ha detto il fratello di Ilaria Boemi, Lillo, prima di entrare in chiesa – . Era una bambina, aveva tanta voglia di vivere. Non faceva uso di stupefacenti. Se le analisi diranno il contrario vuol dire che qualcuno le ha messo qualcosa in un cocktail che aveva bevuto poco prima».

DI Bruno Ruggiero