Giovedì 18 Aprile 2024

Inchiesta petrolio, ministra Guidi al compagno indagato: "Emendamento? Dovremmo farcela"

Indagine sullo smaltimento dei rifiuti nel centro Eni: sequestri a Viggiano, in Val d'Agri, e a Pisticci (Matera). Scattano 5 arresti. Indiscrezioni di stampa sugli atti. Spunta un'intercettazione tra la Guidi e il compagno (ora indagato). E scoppia subito la polemica politica

Il ministro Federica Guidi (Lapresse)

Il ministro Federica Guidi (Lapresse)

Roma, 31 marzo 2016 - I Carabinieri questa mattina hanno eseguito due decreti di sequestro nel centro oli Eni di Viggiano (Potenza). Cinque funzionari e dipendenti del centro - dove viene trattato il petrolio estratto in Val d'Agri - sono stati posti agli arresti domiciliari per la tutela dell'ambiente perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di "attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti". I Carabinieri hanno eseguito anche un'ordinanza di divieto di dimora nei confronti di un dirigente della Regione Basilicata. I provvedimenti cautelari - emessi dal gip del Tribunale di Potenza nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia - sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta. Un altro sequestro, sempre nell'ambito della stessa inchiesta, ha riguardato gli impianti di Tecnoparco a Pisticci (Matera). Fonti investigative e sindacali riferiscono che i sequestri potrebbero avere conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d'Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. Interpellata, Eni non commenta e spiega che i legali del gruppo stanno analizzando la situazione: quando il quadro sarà completo verranno forniti commenti. Il gruppo sottolinea di stare collaborando con la magistratura. 

LE INDAGINI - L'inchiesta si compone di due filoni: uno per reati ambientali e il secondo, denominato 'Tempa Rossa', che ha consentito di scoprire un "ben sperimentato e consolidato sistema di malaffare caratterizzato da tutta una serie di reati contro la pubblica amministrazione", affermano gli inquirenti, nel quale sono emerse alcune intercettazioni che riguardano l'imprenditore e compagno del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, Gianluca Gemelli, che figura tra gli indagati. Secondo la ricostruzione di alcuni quotidiani, agli atti dell'inchiesta ci sarebbero anche alcune intercettazioni in cui sarebbe direttamente coinvolta la ministra Guidi. Parlando al telefono con il compagno - spiega l'agenzia Askanews -, la Guidi farebbe riferimento ad un emendamento alla Legge di Stabilità 2015, approvato all'ultimo momento nel dicembre del 2014, con il quale si dava il via libera al progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa, a favore della società petrolifera francese Total, di cui l'azienda di Gemelli era subappaltatrice e da cui avrebbe ricavato oltre due milioni di euro.

L'INTERCETTAZIONE AGLI ATTI - "E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d'accordo anche 'Mariaelena', quell'emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte": così la ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi disse al telefono a Gianluca Gemelli. Guidi, che non è indagata nell'inchiesta, alla domanda del compagno - per il quale il gip di Potenza ha rifiutato l'arresto - "se la cosa riguardasse pure i propri amici della Total", clienti di Tecnimont, "quindi anche i miei amici", replicò - dopo aver fatto riferimento al benestare della ministra Maria Elena Boschi - secondo quanto annotato nell'ordinanza del giudice: "Certo, capito?. Certo, te l'ho detto per quello". Subito dopo il colloquio con la Guidi, Gemelli telefonò al dirigente di una società petrolifera e lo informò dell'emendamento "che avrebbe sbloccato Tempa rossa: La chiamo per darle una buona notizia", disse al suo interlocutore.

I 5 STELLE - Dura presa di posizione del Movimento 5 Stelle su quello che definiscono "Scandalo 'Tempa Rossa' a Potenza". I capogruppo dei pentastellati di Camera e Senato, Michele Dell'Orco e Nunzia Catalfo, passano subito all'attacco: "Si dimettano i ministri Guidi e Boschi, la misura è colma si devono vergognare a andare a casa subito". E continuano: "Ora si capisce il perché il Pd e il governo tifano per l'astensione sul referendum delle trivelle che intacca gli interessi delle compagnie petrolifere, il fidanzato della Guidi indagato dalla Procura concordava con l'amata emendamenti a favore degli impianti 'Tempa Rossa' di Total legati al deleterio provvedimento 'Sblocca Italia' e la Guidi chiedeva a sua volta l'avallo della Boschi". "Guarda caso il progetto è quello 'Tempa Rossa' contro il quale il Movimento 5  Stelle si batte da oltre due anni", proseguono i capigruppo M5S. Quindi concludono: "La miglior risposta a queste indecenze oltre alle dimissioni di Guidi e Boschi è andare tutti a votare domenica 17 aprile e votare SI contro le trivellazioni marine".

ATTACCA ANCHE LA LEGA - Pesante affondo di Gian Marco Centinaio capogruppo della Lega Nord al Senato: "Stando agli atti, per il governo si profilano responsabilità gravissime. Guidi, Renzi e Boschi devono rassegnare subito le proprie dimissioni. Ogni giorno appare chiaro che più che un esecutivo abbiamo a che fare con un comitato d'affari che utilizza la cosa pubblica per gli interessi privati delle rispettive famiglie. Prima Banca Etruria ora 'Tempa Rossa': con emendamenti o in consiglio dei ministri invece che degli interessi dei cittadini si occupano di risolvere questioni 'aziendali'. È una vergogna! A casa subito".