L’impatto della Grexit sull’Italia. Risparmi e mutui, ecco cosa fare

Tutte le incognite dell’uscita di Atene. Padoan si affida allo scudo Bce

Rischio Grexit e impatto sull'Italia (Olycom)

Rischio Grexit e impatto sull'Italia (Olycom)

SE LA GREXIT diventasse realtà, l’Italia potrebbe tornare del mirino della speculazione. Ma rispetto a quattro anni fa il mondo è cambiato. Andrea Montanino, ex direttore esecutivo del Fmi, non vede all’orizzonte un contagio per il nostro Paese. «Non siamo più in quelle condizioni – spiega –. Lo spread potrebbe risalire, magari a 200, e ci sarebbe turbolenza. Ma il Paese è più forte.

Gli ultimi tre governi hanno fatto riforme dolorose ma necessarie, c’è una stabilità politica, le imprese si sono ristrutturate». Ma, soprattutto, l’Europa è più forte: c’è il Fondo salva Stati, il meccanismo di supervisione bancaria e, soprattutto, il quantitative easing della Bce. «Strumenti potentissimi» sui quali fa affidamento il ministro dell’Economia Peir Carlo Padoan per contrastare «eventuali choc sul mercato finanziario, cosa da non escludere».

Nel suo report per il Fondo, lo scorso autunno, Montanino scrisse che per l’Italia non si vedeva un futuro roseo. Se è vero che non siamo nella condizione di dire «dopo la Grecia tocca all’Italia», i rischi sono più nel lungo periodo che nell’immediato: «Se non ci saranno cambiamenti strutturali forti ci sarà un lento declino. Il trend è iniziato vent’anni fa». Ma gli occhi del governo ora sono puntati sull’apertura dei mercati. I margini di manovra dei conti pubblici sono già risicati e, nel Def, il Tesoro ha previsto un risparmio di 4,8 miliardi per l’anno in corso grazie al calo degli interessi pagati sul debito. Un margine che potrebbe erodersi se lo spread rialzasse troppo la testa.

a. g.

NIENTE RINCARI DELLE RATE (PER ORA) - CHE EFFETTO potrebbe avere la Grexit sui mutui? «Tenendo conto dello scudo protettivo di liquidità della Banca centrale europea e dell’impegno dell’Unione europea per un eventuale default controllato, se mai dovesse esserci – risponde Stefano Rossini, ad di MutuiSupermarket- non mi aspetto grandi cambiamenti». Anche perché oggi gli indici di riferimento, Euribor e Irs, sono ai minimi storici. 

Certo, se dovesse verificarsi un effetto contagio, allora inevitabilmente, con l’innalzamento degli spread, potrebbero risentirne anche i mutui (e quindi più in generale i prestiti) diventando più cari rispetto ai migliori prodotti che oggi hanno Taeg sotto il 2% per i variabili e sotto il 3% per quelli fissi. Comunque i rincari delle rate riguarderebbero i mutui variabili e quelli nuovi, non quelli fissi già stipulati. Quanto ai conti correnti, essendo l’esposizione delle banche italiane verso i titoli greci molto contenuta – sotto il miliardo di euro come ha ribadito ieri il presidente dell’Abi Antonio Patuelli – non si intravedono rischi all’orizzonte.

TESORO RISCHIA 6-7 MILIARDI - L’ESPLOSIONE della crisi greca comporterebbe un periodo di turbolenza sui mercati con la speculazione anti-euro che potrebbe decidere di mettere nel mirino i Paesi più deboli, tra cui anche l’Italia.  Questo eventuale attacco avrebbe pesanti riflessi sullo spread tra i nostri Btp decennali e il bund tedesco, che venerdì aveva chiuso a 124 punti con un rendimento del 2,15%. Un innalzamento dello spread renderebbe più caro per il Tesoro collocare i titoli pubblici con un costo, calcolando le prossime emissioni e ipotizzando rendimenti in crescita tra mezzo punto e un punto, di 500 milioni aggiuntivi per i Bot e di 2 miliardi per i Btp.  E se si dovesse tornare al maxi-spread attorno ai 500 punti del 2011, allora l’esborso per le casse dello Stato sarebbe di 6-7 miliardi di euro.  Un eventuale default della Grecia, inoltre, metterebbe a rischio i circa 40 miliardi versati dall’Italia per aiutare la Grecia, 10 con il prestito bilaterale concesso nel 2010 e gli altri con la quota di contribuzione, per la parte spettante all’Italia, al Fondo salva-Stati.

CONSIGLIATO INVESTIRE IN DOLLARI - NERVI saldi. Quando c’è il rischio che i mercati possano traballare non bisogna mai farsi prendere dal panico e correre a vendere. Anche perché, avverte Paolo Balice, presidente di Aiaf, il problema sarà gestire questi cinque giorni fino al referendum per cui i sondaggi sembrano propendere per un ‘sì’ all’accordo con i creditori. L’importante, aggiunge, è che la crisi greca non interrompa la crescita, seppure modesta, intrapresa dal nostro Paese, ma bisogna tenere conto che l’impatto sui conti pubblici sarebbe limitato e spalmato negli anni e che il Pil greco pesa solo per l’1% su quello europeo e il debito per il 3%.  Chi teme un contagio dalla Grexit, e ha accumulato performance importanti negli investimenti azionari, può anche pensare di incassare le plusvalenze e parcheggiare i risparmi in liquidità, in attesa di ritornare sui mercati una volta che la tempesta – se ci sarà – sarà superata. Chi pensa a un investimento azionario invece conviene che aspetti un po’ prima di scendere in campo. Pensando magari anche a investimenti in valute diverse dall’euro, come il dollaro. 

MEGLIO I CONTANTI PER CHI VIAGGIA - SONO in tanti gli italiani che hanno prenotato  per questa estate una vacanza in Grecia.  La penisola ellenica resta una delle mete più gettonate del Mediterraneo, insieme alla Spagna e naturalmente al nostro Paese, anche in seguito al rischio-attentati esploso nei Paesi del Nord Africa, diventato purtroppo una drammatica realtà dopo la strage sulle spiagge tunisine.  Un episodio che sta spingendo, spiega Pier Ezhaya, vicepresidente di Astoi-Confindustria, l’associazione che raggruppa i principali tour operator italiani, a cambiare destinazioni puntando anche sulle isole greche.  Ma, se la Grecia dovesse uscire dall’euro, che effetti subirà sulla sua vacanza chi dovesse partire? Se davvero si arriverà al caos finanziario ci saranno maggiori difficoltà nell’utilizzo delle carte elettroniche, da quelle di credito ai bancomat. Oltre al pericolo di una maggiore speculazione sui prezzi di servizi come i taxi o il noleggio di auto, moto o imbarcazioni. Il consiglio quindi è quello di partire con una dote maggiore di contanti (euro) in tasca e anche con il passaporto, oltre alla carta d’identità. 

INCERTEZZA PAGAMENTI - DI FRONTE a un’uscita di Atene dall’euro e, peggio ancora, di un default della Grecia, potrebbero essere a rischio i pagamenti delle commesse fornite dalle aziende italiane, in particolare per i produttori di macchine utensili. Questi ultimi, tra l’altro, sono tra i principali fornitori di tutta l’industria agroalimentare ellenica. In questo caso il rischio è che le aziende italiane non vedano più un euro – o meglio una dracma, se ci sarà davvero la Grexit – a meno che non abbiano stipulato coperture assicurative sull’export, ad esempio con Sace. Coperture che, di fronte all’acuirsi della crisi greca, stanno ovviamente diventando sempre più care.  Se non altro, proprio le difficoltà del Paese ellenico hanno, in questi anni, come rileva il capo economista di Intesa San Paolo Gregorio De Felice, ridotto la nostra quota di export verso la Grecia allo 0,9% del totale e allo 0,2% rapportato sempre sul totale del Pil. In particolare è fortemente diminuita l’attività delle imprese edili italiane che negli anni scorsi erano molto attive in Grecia. 

Schede a cura di Achille Perego

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