Rapimento Greta e Vanessa, risparmiateci le bugie

Greta e Vanessa: non diciamo di ammettere che abbiamo pagato – come abbiamo sempre pagato in soldi, aiuti, e anche attraverso la liberazione di detenuti afgani, vedi il caso del collega Daniele Mastrogiacomo – che pure sarebbe bello. Ma almeno evitare di prendere in giro gli italiani ripetendo la litania che noi non paghiamo riscatti

Greta e Vanessa (Ansa)

Greta e Vanessa (Ansa)

Roma, 6 ottobre 2015 - La prossima volta, un decoroso "no comment" sarebbe più opportuno. Non diciamo di ammettere che abbiamo pagato – come abbiamo sempre pagato in soldi, aiuti, e anche attraverso la liberazione di detenuti afgani, vedi il caso del collega Daniele Mastrogiacomo – che pure sarebbe bello, ma almeno evitare di prendere in giro gli italiani ripetendo la litania che noi non paghiamo riscatti. Sia chiaro, quasi tutti pagano, soprattutto in Europa. Escluso gli inglesi (che però non hanno impedito il pagamento fatto dalla Tv Channel 5 per il giornalista Sean Langan: 300 mila sterline per lui e il suo fixer afgano), pagano tutti. Hanno pagato i tedeschi (per 16 turisti nel Sahara nel 2003, per l’archeologa Susanne Osthoff in Iraq nel 2005, per l’ingegnere Thomas Nitzsche in Iraq nel 2006, per l’ingegner Rudolf Blechschmidt in Afghanistan nel 2007...). Hanno pagato i francesi che – per citare solo l’ultimo caso – il 29 ottobre 2013 hanno versato tra i 20 e 25 milioni di euro per il rilascio dei tecnici Thierry Dole, Daniel Larribe, Pierre Legrand e Marc Feret rapiti in Niger da Al Qaeda nel Magreb islamico. Hanno pagato gli svizzeri (12.5 milioni di dollari nel 2009 per la liberazione di due connazinali e un tedesco). E indrettamente – tramite Qatar e Oman – hanno pagato Finlandia e Austria per la liberazone di Leila e Atte Kaleva e Dominik Neubauer. Hanno pagato pure canadesi, turchi e sudcoreani.

Si dirà, gli americani non pagano e non trattano con i terroristi. Ufficialmente no. Ma ci sono forti sospetti che abbiamo accettato i buoni uffici del Qatar per ottenere la liberazione in Siria del giornalista Peter Theo Curtis e ci sono indicazioni che la Cia abbia messo a disposizione uno dei 5 milioni di dollari pagati per ottenere la liberazione del diplomatico afghano Abdul Farahi. E comunque è un fatto che nel maggio 2014, per ottenere la liberazione del sergente Bowe Berghdal dai talebani, i presidente Obama abbia firmato un ordine esecutivo per il rilascio di 5 prigionieri detenuti a Guantanamo. Ergo, tutti trattano per salvare propri cittadini: chi indiscriminatamente, chi, come Usa e Israele (per Gilad Shalit vennero liberati 1027 detenuti palestinesi), solo per liberare propri soldati. Ma risparmiateci la morale. E le bugie.