Mercoledì 24 Aprile 2024

Atene senza soldi non paga l'Fmi. Varoufakis: Grexit? Fine dell’euro. Borse giù, scivola Milano

Il ministro dell’Interno Voutsis avverte i creditori. Oggi il test mercati. Schaeuble: "Non vorrei scambiare il mio compito con quello dei colleghi greci" Atene in rosso, Milano scivola in borsa

Yanis Varoufakis per le vie di Atene (Olycom)

Yanis Varoufakis per le vie di Atene (Olycom)

Atene, 25 maggio 2015 - TRAGEDIA GRECA, ultimo atto. E non c’è catarsi. Anzi, è l’ora del redde rationem: «Atene non ha soldi. Non pagherà il Fondo monetario internazionale». A pronunciare queste parole, che ormai sembrano i titoli di coda del dramma, è il ministro dell’Interno Nikos Voutsis, personaggio che il premier greco Alexis Tsipras manda in avanscoperta quando le dichiarazioni devono essere sì dirompenti, ma pronunciate da un ministro ‘altro’ rispetto a chi sta negoziando il salvataggio. Non a caso fu proprio Voutsis, lo scorso 25 aprile, a ventilare per primo il ritorno alle urne («Il popolo ha parlato, e se necessario lo farà di nuovo»), terrorizzando Bruxelles.

E ieri ha calato un altro carico, parlando alla tv greca Mega: «Le quattro rate per il Fmi valgono un miliardo e 600 milioni, questo denaro non sarà versato, non ce n’è». Non ripagare il Fondo sarebbe un precedente inaccettabile. Fino a oggi, solo il Sudan e lo Zimbawe non hanno onorato il loro debito, ma l’Europa non può concepire un default da Paese del terzo mondo abbandonato a se stesso.

NATURALMENTE, ad alzare ulteriormente la tensione è intervenuto il ministro delle Finanze di Atene, Yanis Varoufakis che, cavalcando le parole del giorno prima del presidente della Bce, Mario Draghi, ha minacciato l’innominabile Grexit, che «sarebbe l’inizio della fine per il progetto dell’euro». Attenzione, dice, «una volta che si mette nella testa degli investitori che l’euro non è indivisibile, è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi». Gli investitori, appunto. La parola chiave è questa, e Varoufakis evoca l’effetto domino sui mercati, mostrando sapienza mediatica.

MA IL COLLEGA tedesco, Wolfgang Schaeuble, suo avversario dichiarato, non gli perdona la sortita e, con parole affilate, silura il tono minatorio di Yanis il duro: «Non vorrei scambiare il mio compito con quello dei miei colleghi greci, il lavoro che deve fare Varoufakis è più pesante del mio». L’ellenico, però, continua ad essere molto chiacchiere e distintivo. E parla, facendo eco a Draghi che, ventiquattro ore prima, era stato più moderato ma preciso nel calibrare il suo avvertimento ai governi. «In un’unione monetaria non puoi permetterti di avere grandi e crescenti divergenze strutturali. Tendono a diventare problemi esplosivi e minacciano l’esistenza stessa della moneta unica». La Banca centrale europea ha gli strumenti necessari, ma lo stesso Draghi, un mese fa, aveva raggelato qualcuno dicendo che una Grexit avrebbe condotto l’Europa in «territori inesplorati», dove tutto è possibile. Nel bene e nel male.

Oggi, alla riapertura dei mercati, il default greco sarà un’ipotesi più concreta. Il temibile Schaeuble, solo tre giorni fa, aveva nominato una «moneta parallela» per la Grecia, salvo poi smentire. Ma il messaggio è arrivato a destinazione. E questa settimana, da mercoledì a venerdì, il nodo ellenico peserà come un macigno sul G7 di Dresda, in casa tedesca. La cancelliera Merkel, secondo la Bild, stretta tra la necessità di non far crollare la costruzione europea e le pressanti richieste di non darla vinta ai greci, starebbe valutando l’idea di sottoporre il nuovo piano di aiuti a un voto di fiducia.

Ma, intanto, l’ineffabile Varoufakis twitta, giusto per curare la sua immagine. Dice addio al Nobel per la matematica John Nash, morto ieri in un incidente: «Averti incontrato – cinguetta – è stato un bonus immeritato». Autocritica?