"Aiuti straordinari a Tsipras, subito". L’Italia teme l’effetto domino

Il viceministro Morando: "Non abbiamo fatto i conti su ipotesi Grexit"

Enrico Morando, viceministro dell'Economia (Newpresse)

Enrico Morando, viceministro dell'Economia (Newpresse)

Roma, 26 maggio 2015 - «AIUTI immediati in cambio di riforme, lo scenario Grexit va escluso». Non esiste un piano B, l’euro «deve continuare a essere considerato irreversibile». Il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, allontana lo spettro del crac di Atene e avverte: mettiamo subito i soldi sul piatto, i rischi finanziari sono enormi.

Anche Draghi è preoccupato, l’Italia ha un piano Grexit?

«Consideriamo i rischi del Grexit muovendoci per favorire l’accordo. I veri ostacoli sono politici e non economico-finanziari: la Grecia deve presentare un piano di riforme strutturali credibile e i Paesi europei devono far accettare ai propri popoli la necessità di nuovi interventi».

Però il tempo stringe, il Fondo monetario va rimborsato.

«Il tempo necessario c’è: il rimborso al Fmi può essere affrontato in una chiave di transizione verso un accordo definitivo».

Una ristrutturazione del debito greco?

«Penso a interventi finanziari straordinari: ulteriori aiuti nell’immediato per affrontare le urgenze di restituzione».

L’Italia è già esposta sulla Grecia per 40 miliardi, dovremmo mettere sul piatto altri soldi?

«Se ci dovesse essere il default sarebbero 40 miliardi persi. In funzione di un processo di risanamento di Atene, il gioco vale la candela. Stiamo parlando della messa in discussione dell’irreversibilità dell’euro, si aprirebbe una fase di instabilità finanziaria di portata enorme. Quanto peserebbe in termini di sacrifici degli italiani?».

I mercati sono nervosi, lo spread risale: la nostra ripresa è a rischio?

«Nel Def abbiamo fatto stime prudenti, è chiaro che non abbiamo messo nel conto un’eventuale Grexit. Nè oggi lo prendiamo in considerazione. Sappiamo bene che una parte molto rilevante del segno più del Pil deriva da fattori esterni che non saranno eterni. Ecco perché acceleriamo sulle riforme: dobbiamo farci trovare pronti con un Paese rinnovato per innalzare autonomamente le nostre capacità competitive».

Il rialzo dei tassi preoccupa? Quanto possiamo reggere?

«Siamo in grado di sostenere variazioni dello spread significative ma non a dimensioni analoghe a quelle del passato, ma ciò non è prevedibile grazie alla politica della Bce. È chiaro che ogni rialzo dei tassi di interesse introduce per noi problemi perché siamo un Paese con alto debito pubblico. Se dovessimo fallire sul versante delle riforme (istituzioni, fisco, scuola, giustizia) il Paese perderebbe credibilità, e i tassi si alzerebbero. Gli effetti negativi sulle aspettative degli operatori economici e dei consumatori sarebbero immediati. Inoltre, perderemmo la clausola di flessibilità europea».

I venti di crisi greca certo non aiutano l’ottimismo...

«Gli effetti degli 80 euro si iniziano a vedere proprio perché le aspettative sono migliorate. Ma la ripresa è gracile e non possiamo convivere ancora a lungo con l’incertezza sulla vicenda greca: è tempo di arrivare a un accordo».

Intanto, dobbiamo pensare ai nostri conti. A breve la sentenza della Consulta sugli statali: rischiamo 10-18 miliardi di buco?

«L’ordine quantitativo è fondato. In una chiave di cooperazione tra organismi costituzionali abbiamo intenzione di fornire alla Consulta tutti i dati puntuali sugli effetti di eventuali decisioni. Precedenti sentenze su temi analoghi ci lasciano relativamente tranquilli».