Giovedì 25 Aprile 2024

Giustizia senza equivoci

di Ugo Ruffolo

TANGENTI, mazzette e patteggiamenti. In questi giorni i capitoli ultimi: Expo e Mose. Mercimonio della giustizia al ribasso, o condanne certe in tempi finalmente brevi, e con consistente deflazione giudiziale? «Pochi, maledetti e subito», anche in materia di pene detentive e di introiti dello Stato per sanzioni pecuniarie e risarcimenti (oltre 20 milioni di euro per una parte del Mose soltanto)? L’opinione pubblica non può essere né forcaiola, né remissiva; deve valutare, caso per caso, l’adeguatezza delle pene, senza stracciarsi le vesti quando appaiono concordate. Anche perché quella procedura consente sconti vistosi, ma sottoposti al duplice vaglio della magistratura, sia inquirente (P.M.) che giudicante (GUP). E presenta, fra gli altri vantaggi, quelli sia di scongiurare i pericoli di prescrizione che di ravvicinare il castigo al tempo del delitto; oltre che di alleggerire il carico dei Tribunali. 

ATTENZIONE, allora, sia agli equivoci che alle incongruenze. È equivoco parificare sempre e comunque il patteggiamento ad una ammissione di responsabilità; perché, per i patteggiamenti come per le transazioni, anche chi si ritiene nel giusto può reputare conveniente tagliarsi un dito pur di scongiurare il rischio di perdere la mano. È incongruo, invece, che il patteggiamento non sia chiusura tombale, consentendo ancora il ricorso in Cassazione. Non si dovrebbe poter patteggiare con riserva. Attenzione, ancora. In sede sia penale che civile vanno potenziate le soluzioni – ancora troppo scarse in Italia – di deflazione processuale. E ben militano, in questo senso, le tendenze alla conciliazione delle controversie civili, così come le previsioni di procedimenti penali speciali, quali il giudizio abbreviato o quello direttissimo; o i regimi premiali a favore dei pentiti. In molti di questi casi, uno sconto sulla pena è bilanciato dalle esigenze di celerità e certezza, o di risultati investigativi difficilmente raggiungibili altrimenti. Tanto i patteggiamenti, quanto i premi ai pentiti, vanno giudicati non demonizzando lo strumento tout court, bensì valutando la loro congruità caso per caso; così come si fa con le ordinarie sentenze di condanna. 

di Ugo Ruffolo