Mercoledì 24 Aprile 2024

Giustizia, Orlando e lo strappo con le toghe: "Incomprensibili le loro critiche"

Il ministro: "Mai cercato scontri. I giudici devono contribuire agli sforzi del Paese". E sulla prescrizione: "Dissenso solo sui tempi, per alcuni reati. Sul punto e sulla corruzione troveremo un equilibrio"

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (Lapresse)

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (Lapresse)

Roma, 6 marzo 2015 - «SU CORRUZIONE e prescrizione nel governo c’è un orientamento comune, non ho dubbi che si troverà un punto di equilibrio». Andrea Orlando è al timone, da un anno, del ministero della Giustizia. Via Arenula è nell’occhio del ciclone mentre la coda dell’inverno fischia venti di tempesta su prescrizione e corruzione e fuori della porta premono i magistrati che certe novità non le hanno prese bene per niente.

Corruzione, prescrizione e scricchiolii nella maggioranza. Partiamo da qui? «Sarebbe importante, invece, mettere l’accento sulle cose condivise che sono tante. C’è un orientamento comune nel governo a rivedere la prescrizione. Il dissenso è solo sui tempi per alcuni reati e non credo sarà difficile trovare un’intesa dopo un’attenta valutazione». 

Nessuna divisione con Alfano? «Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Tutto il provvedimento sulla prescrizione è costruito su punti condivisi tra le forze di governo, il dissenso, ripeto, è su un paio di reati e sui tempi. Non voglio dire che si tratta di questioni marginali perché non lo sono, ma sono certo che si troverà il punto di equilibrio».

La riforma della giustizia procede spedita? Previsioni? «Io sono soddisfatto perché sono stati incardinati in Parlamento tutti i provvedimenti varati con il Consiglio dei ministri del 29 agosto dell’anno scorso: con le Camere così sovraccariche di lavoro e di riforme non era scontato. Alcuni di questi provvedimenti sono già legge: il decreto per la giustizia civile, l’autoriciclaggio, la responsabilità civile dei magistrati. Ritengo che ci siano le condizioni in 4-5 mesi di poter completare il lavoro scaturito da quel Cdm. Ora stiamo attraversando alcuni dei passaggi più delicati: qualche ostacolo in più era fisiologico». 

Rapporti con le toghe? «Mi auguro migliorino. Da parte nostra non c’è mai stata alcuna volontà di aprire un conflitto con una categoria nella quale il governo ripone la massima fiducia». 

Però non hanno gradito alcuni provvedimenti... «C’è una tensione sulla responsabilità civile. Voglio ribadirlo con chiarezza: si tratta di una legge pensata per rafforzare le tutele dei cittadini e in nessun modo punitiva per i magistrati. Peraltro mi sembra corretto ricordare che in materia il governo è intervenuto in Parlamento per impedire che fosse votata un’ipotesi di legge che conteneva alcuni seri condizionamenti per il loro lavoro. Elementi che il governo ha respinto. Per questo davvero non si capisce perché è stato detto che si è intervenuti per ‘volontà di normalizzazione’».

E poi c’era l’Europa. «Un’altra forte motivazione. Pendeva sull’Italia una procedura di infrazione Ue che ci esponeva a sanzioni pesantissime». 

Depenalizzazione di reati per tenuità del fatto. Piccole cose che però destano allarme sociale. «Bisogna capirsi sul concetto di tenue entità. Qualcuno ha fatto terrorismo mediatico: non ci sarà nessun reato grave che resterà impunito, non c’è depenalizzazione. Parliamo di fatti così minori da non giustificare il processo e che cadono già oggi sotto il meccanismo della prescrizione senza però che le vittime abbiano voce in capitolo. Con questa norma il magistrato che ritiene di dover archiviare prima è tenuto a comunicarlo alla vittima che può esprimersi contro».

Un provvedimento che volevano i magistrati. Così come volevano personale... «E infatti abbiamo proceduto con l’assunzione di 250 cancellieri e preparato il bando per la mobilità da altri comparti di 1031 unità. Erano 25 anni che non c’erano simili immissioni».

Capitolo ferie dei giudici «Il nostro intervento è stato preso come la negazione della laboriosità dei magistrati. Non è così. Si è trattato solo di chiedere loro di contribuire allo sforzo che sta compiendo tutto il paese».

Lo sforzo è stato accettato? «Accettato no. Abbiamo demandato al Csm il compito di tarare l’attuazione della norma secondo la specificità del lavoro dei magistrati. In ossequio al principio dell’autonomia della categoria». 

Sulla corruzione. L’ha definita un macigno. Come si scalza? «La vera sfida è la prevenzione. L’autorità nazionale contro la corruzione è fulcro di questa azione però è necessario che l’intervento sia esteso a tutte le amministrazioni, come è successo con la legislazione antinfortunistica, la 626. E non deve riguardare solo chi commette il reato ma anche chi non previene gli illeciti». 

Nei piani c’è la revisione della legge Severino? «Allo stato non ci sono iniziative del governo in questa direzione»

La prima cosa che vorrebbe risolvere subito?  «Continuare a rafforzare il personale amministrativo e curarne la qualificazione. Nessuna riforma potrebbe camminare se non ci fossero le persone che la attuano con il loro lavoro».