Martedì 23 Aprile 2024

'Ndrangheta a Gioia Tauro: arrestati 13 imprenditori e sequestrati beni per 53 milioni

Le indagini dell'antimafia hanno evidenziato l'esistenza di rilevanti infiltrazioni delle cosche di 'ndrangheta Pesce e Molè nell'indotto del terziario operante nell'area portuale della piana di Gioia Tauro. Sequesrati beni per 53 milioni di euro, perquisizioni anche in Veneto e Lombardia

Guardia di Finanza, foto generica (Newpress)

Guardia di Finanza, foto generica (Newpress)

Reggio Calabria, 21 ottobre 2014  - Tredici ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nei confronti di altrettanti imprenditori affiliati alle più importanti cosche della piana di Gioia Tauro, nel reggino. Le misure rientrano nell'operazione denominata 'Porto franco', condotta dal comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria, che ha portato a disarticolare un'associazione di stampo mafioso composta da imprenditori affiliati alle cosche di 'ndrangheta dei Pesce e dei Molè.  

Oltre alle ordinanze di custodia cautelare sono stati sequestrati 23 società e beni per un valore complessivo di circa 56 milioni di euro e sono state effettuate oltre 50 perquisizioni tra Calabria, Veneto, Lombardia. 

I reati contestati ai tredici imprenditori sono associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio di proventi di illecita provenienza, trasferimento fraudolento di valori, contrabbando di gasolio e di merce contraffatta, frode fiscale, attraverso l'utilizzo ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, tutti aggravati dalle modalità mafiose. 

Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Reggio Calabria, Direzione distrettuale antimafia, hanno portato ad accertare l'esistenza di rilevanti infiltrazioni delle cosche di 'ndrangheta Pesce e Molè nell'indotto del terziario operante nell'area portuale della piana di Gioia Tauro, con particolare riferimento ai servizi connessi al traffico mercantile generato dallo scalo marittimo.

LA COSCA PESCE IMPORTAVA MERCE CONTRAFFATTA DA CINA - La cosca della 'ndrangheta dei Pesce importava merce contraffatta dalla Cina. Nel corso delle indagini i militari della Guardia di finanza hanno scoperto anche un intreccio tra alcune imprese riconducibili alla cosca Pesce e delle cooperative che operano a Verona. Le cooperative, in particolare, avrebbero creato uno schermo giuridico alle imprese le quali, una volta esternalizzati i propri lavoratori ed i servizi, hanno continuato ad operare non preoccupandosi del pagamento degli oneri erariali. Le cooperative hanno fatturato prestazioni di servizi simulando inesistenti contratti e consentendo una ingente evasione dell'Iva. Le cooperative si sono, di fatto, rivelate delle società inesistenti.