Mercoledì 24 Aprile 2024

Lotta all'invecchiamento con un fisico allenato

Italia capofila del primo progetto europeo su fragilità e debolezza nell'anziano. Non c'è una pillola magica per irrobustire i muscoli ma una strategia combinata aiuta a mantenere l'autonomia. Da queste premesse nasce Sprint-T, un trial cui partecipano 80 ricercatori da 11 nazioni. Roberto Bernabei della Cattolica di Roma e Susanna Del Signore di Sanofi R&D tirano le fila del programma

Anziani attivi, immagine dal sito www.mysprintt.eu

Anziani attivi, immagine dal sito www.mysprintt.eu

Roma, 6 ottobre 2014 - La fragilità fisica è il cruccio dell'anziano, si può essere sanissimi a ottant'anni e passa, ma una prolungata degenza a letto, in casa o in ospedale, per una banale frattura o per qualche altro inconveniente (la classica tegola sulla testa) troppo spesso segna l'inizio di un declino. E la disabilità, insegnano gli specialisti di geriatria, è dietro l'angolo. Oggi ancora non esiste una pillola miracolosa per irrobustire e rimettere in piedi un anziano che ha perso massa muscolare dopo un periodo di prolungata inattività. Nemmeno le ricerche sugli astronauti, che sono soggetti a un deterioramento scheletrico del tutto simile all'osteoporosi, durante le missioni in assenza di gravità, sono riuscite a indicare, per ora, una concreta soluzione farmacologica anti-invecchiamento. La risposta realistica, che in prospettiva potrà essere offerta alla medicina del territorio per i programmi anti-aging, è un programma combinato che coniughi efficacemente dieta, attività fisica e ausili fisioterapici in una combinazione tesa a mantenere buoni livelli di autosufficienza. Nasce da queste premesse il progetto Sprint-T (Sarcopenia and physical frailty in older people: multi-component treatment strategies) disegnato da un gruppo di ricercatori europei a guida italiana, che si è aggiudicato un finanziamento di 49 milioni di euro, stanziati dall'Imi (Innovative medicines initiative), la partnership promossa dalla Commissione Europea in collaborazione con la Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche (Efpia).

Un trattamento per la fragilità fisica e per la sua base biologica, la sarcopenia o perdita di massa muscolare, è la chiave per ritardare o prevenire la disabilità motoria dell'anziano, afferma Roberto Bernabei, direttore del dipartimento di Geriatria, neuroscienze e ortopedia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, capofila di Sprint-T. Quando vedete una persona a passo lento, che ha bisogno di un aiuto per camminare e si appoggia o si ferma ogni tanto, avete una fotografia eloquente della vecchiaia. La capacità di camminare alla consueta velocità e senza assistenza, fondamentale per una vita indipendente, è spesso la prima abilità che si perde con l'età. Attraverso il progetto l’Europa scommette sulle concrete possibilità della scienza di contrastare la conseguenza principale e più impattante dell’invecchiamento, e di garantire agli anziani più autonomia e una qualità di vita superiore.

Non cerchiamo di trattare le patologie di anziani già malati, precisa Bernabei, ma puntiamo a prendere in carico persone fragili con un approccio che garantisca il mantenimento di un vigore fisico sufficiente a rimanere autonomi e indipendenti. Il progetto coinvolge oltre 80 ricercatori di 11 Paesi europei, ed è guidato dal gruppo italiano dell’Università Cattolica, diretto da Bernabei, in collaborazione con Susanna Del Signore di Sanofi Aventis, azienda che insieme a GSK, Novartis, Eli-Lilly e Servier costituisce il pilastro imprenditoriale di questa scommessa. Concretamente, i clinici produrranno una ricerca, un trial clinico randomizzato controllato di Fase III, identico agli studi condotti su nuovi farmaci, basato sulla triade composta da esercizio fisico, adeguata nutrizione e ausili tecnologici. Saranno studiati 1.500 ultrasettantenni di tutta Europa. Un primo gruppo, di 750 soggetti, sarà trattato con 45 minuti di esercizio fisico specifico tre volte a settimana, con una valutazione mensile dello stato nutrizionale e con il monitoraggio continuo, garantito da uno speciale orologio da polso, che registra l’attività fisica giornaliera e le eventuali cadute. Il secondo contingente di 750 ultrasettantenni rappresenterà il cosiddetto gruppo di controllo, al quale saranno impartiti consigli ripetuti sul corretto stile di vita, e saranno semplicemente suggeriti alcuni esercizi per la mobilità degli arti superiori.

Nell’arco di due anni, i ricercatori misureranno l’evoluzione delle condizioni fisiche dei due gruppi di over-70, valutandone le capacità di camminare e di spostarsi autonomamente, di non cadere, di non ammalarsi frequentemente e di non essere ricoverati presso strutture sanitarie o assistenziali in genere. Le metodologie utilizzate e i risultati clinici saranno presentati all’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) al fine di ottenere un parere regolatorio. Il progetto, dichiara Michel Goldman, Direttore Esecutivo dell’IMI, sottolinea l’importanza della cooperazione tra le aziende farmaceutiche, le Università, gli istituti di ricerca e le piccole e medie imprese. Solo lavorando insieme le diverse figure impegnate nel settore dell’assistenza sanitaria possono porre le basi per affrontare la sarcopenia e la fragilità fisica, bisogni per i quali non esistono terapie efficaci, e che rappresentano sfide importanti per le nostre società che invecchiano progressivamente. La fragilità fisica legata alla sarcopenia è una condizione geriatrica per eccellenza, cioè specificamente legata all’invecchiamento – ha affermato da parte sua Susanna Del Signore, di Sanofi R&D –. Grazie a un consorzio pubblico-privato è possibile realizzare in Europa uno studio clinico a lungo termine. Ci aspettiamo inoltre una discussione costruttiva con gli enti regolatori che, durante e alla fine di questo programma, apra la strada a trattamenti farmacologici innovativi.

Alessandro Malpelo

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