Bologna, 27 novembre 2014 – Le ultime ricerche mostrano che una dieta a ridotto contenuto calorico potrebbe contribuire ad aumentare la sopravvivenza. Tre persone su quattro vorrebbero vivere fino a poter tagliare il traguardo del secolo, soprattutto per trascorrere più tempo con i propri cari, uno su quattro rinuncerebbe a questa possibilità se però dovesse trovarsi a vivere da solo. Per arrivare a spegnere le fatidiche 100 candeline l'86% degli italiani si richiara disposto a prendere farmaci per la longevità (la pillola di Matusalemme, casomai esistesse) ma non a fare qualcosa di più impegnativo, come sottoporsi a drastiche privazioni alimentari, le diete restrittive a basso contenuto di calorie, ritenute capaci di rallentare i processi di invecchiamento. Ma non chiedete agli anziani di restare soli, la solitudine e le difficoltà economiche fanno paura anche più del rischio di perdere l'autonomia e dipendere dall'aiuto di una badante.
Il sondaggio sull'atteggiamento degli italiani nei confronti della longevità e la propensione all’invecchiamento è stato presentato in occasione del congresso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), in corso a Bologna. L'indagine condotta da Datanalysis su un campione di mille italiani fra i 45 e i 55 anni, e su mille ultrasettantacinquenni, mostra che la maggioranza delle persone interpellate, indipendentemente dall'età, aspira a entrare a far parte della schiera dei centenari. Solo il 10% degli italiani ritiene adeguata una durata di vita fra 85 e 89 anni, e il 75% crede che l'arco dell'esistenza debba durare fra i 90 e i 104 anni mentre c'è un 13% di ottimisti, secondo cui la morte non dovrebbe arrivare prima di 110 anni.
Interessante notare che la maggioranza vorrebbe vivere a lungo per stare di più con i propri cari: solo uno su quattro desidera arrivare al traguardo dei cento anni per organizzare al meglio la propria vita e appena uno su cinque per fare ciò che non ha mai fatto prima – commenta Giuseppe Paolisso, geriatra, presidente uscente SIGG e rettore della Seconda Università di Napoli – Non a caso il 25% degli italiani che dice di non voler vivere 100 anni in un caso su tre ammette che è per la paura di arrivarci da solo; inoltre, la famiglia è ritenuta il pilastro fondamentale per invecchiare bene dal 76% degli intervistati perché considerata quasi l'unico baluardo per proteggersi dalle difficoltà. Con l'età cambiano gli atteggiamenti. Nella fascia di età 44-55 anni si tende a vedere la vecchiaia ancora lontana.
Con la prevenzione si può fare molto per avvicinarsi al traguardo dei cent'anni, attraverso uno stile di vita sano. Ma gli italiani non sono disposti a fare sacrifici per ritardare l’invecchiamento, sebbene uno su due indichi nella correzione dei fattori di rischio cardiovascolari e nell'aver compreso l'importanza di dieta e attività fisica i due elementi che più hanno contribuito ad aumentare l'aspettativa di vita nel nostro Paese. Le regole del benessere sono note: non fumare, seguire un'alimentazione bilanciata e sana, non esagerare con l'alcol e fare costantemente un po' di attività fisica.
L'indagine sottolinea che la nostra società non è in grado di sopperire ai bisogni degli anziani, ma nonostante questo quasi nessuno si dice disposto a lasciare l'Italia per andare a cercare un paradiso all'estero. C'è bisogno, piuttosto, di uno sforzo maggiore per creare una società solidale con gli anziani, senza per questo penalizzare i giovani. Tocca alle istituzioni aiutare a prevenire le disuguaglianze sociali e assicurare una vecchiaia serena, che non vada a ostacolare o interferire troppo con le legittime aspettative di figli e nipoti.
Alessandro Malpelo
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