Mercoledì 24 Aprile 2024

Gente di mare non fate festa

SE È VERO che la resurrezione dalle acque della motonave passeggeri Costa Concordia rappresenti un vanto per le tecniche e le tecnologie italiane, è altrettanto vero che il naufragio di quel bastimento sia una fotografia dell’italianità smargiassa e guascona, pronta a diventar vile e sfuggente dopo che l’inchino è fatto e la frittata è servita. 

QUANDO la prora del colosso spiaggiato ha incominciato a ruotare in cerca della nuova rotta, le sirene delle imbarcazioni nel porto del Giglio hanno suonato in segno di festa. In un'altra isola e a una festa a tema, in quelle stesse ore, si trovava l’ex comandante della nave. Sempre prodigo di consigli, Schettino ha augurato alla Concordia di raggiungere sana e salva il porto di Genova. Poi, immaginiamo noi, si sarà lanciato nuovamente a volteggiare tra cocktail e bellezze capresi.

SUL MOLO del Giglio alcuni dei familiari delle vittime del naufragio. Il labirinto di corridoi potrebbe celare ancora il corpo di un cameriere di bordo. Capisco l’euforia di un momento, il coronamento di anni di sforzi per portare via quello scempio che proprio stona con la perfezione di una natura incontaminata. 

MA ADESSO, gente di mare, non festeggiate più. E al passaggio dello scheletro siate voi a inchinarvi in cenno di rispetto per chi è rimasto intrappolato dalla follia di una notte d’inverno. Forse chiedo troppo, ma quando la Costa Concordia giungerà a destinazione, mi piacerebbe non suonassero sirene ma pensieri. I pensieri dei tanti che conoscono il mare perché lo solcano ogni giorno, che ne temono i pericoli e lo rispettano e che mai si lascerebbero tentare da una leggerezza in grado di compromettere migliaia di vite. Pensieri che rispettino chi stava spensieratamente volteggiando in un salone del transatlantico, convinto anch’egli che la nave sarebbe giunta a destinazione e che invece è rimasto intrappolato mentre l’acqua invadeva i comparti. Pensieri per chi resta sul molo del Giglio e saluta mesto la sagoma che si allontana, carica dei sogni, dei ricordi e dei progetti di una vita, interrotti in un istante per la sciocchezza di un inchino.