Martedì 16 Aprile 2024

Gaza-story, mamma Shaima incinta muore di notte sotto le macerie. Ma la sua piccola nasce e vivrà

Tutto accade nella notte tra giovedì e venerdì, quando due F-16 israeliani colpiscono nel settore centrale della Striscia di Gaza. Nel calcestruzzo aggrovigliato vita e morte combattono. E i medici palestinesi agevolano il miracolo di GIOVANNI ROSSI

La figlia di Shaima nell'incubatrice dell'ospedale dei Martiri di al-Aqsa (ANSA/SAMI AL-AJRAMI)

La figlia di Shaima nell'incubatrice dell'ospedale dei Martiri di al-Aqsa (ANSA/SAMI AL-AJRAMI)

Roma, 26 luglio 2014 - La morte e la vita. Gaza da 19 giorni è teatro di un dramma senza frontiere, percepito su scala mondiale a dispetto della claustrofobia dei luoghi. Tra bombe e sangue, corpi straziati e diplomazia al ribasso, proclami identitari e folle disperate, ogni tanto un fiore spunta dal cemento.

Anche nel calcestruzzo aggrovigliato di una città allo stremo la vita reclama e manifesta. Nelle viscere del campo profughi di Deir el-Balah, una bambina - non ancora nata - combatte la sua  resistenza ancora avvolta dalla placenta materna. Una bomba israeliana ha tirato giù la casa in cui sarebbe dovuta nascere. Quella di suo padre Ibrahim al-Sheikh, 28 anni, e quella di sua madre Shaima, 23, pancione teso da nono mese di gravidanza e doglie imminenti. 

Tutto accade nella notte tra giovedì e venerdì, quando due F-16 israeliani colpiscono nel settore centrale della Striscia  e l'onda d'urto investe il palazzo della famiglia in 'dolce' attesa, malgrado tutto. Grida, dolore, paura. I soccorritori che scavano. Papà Ibrahim, ferito, è vivo. Mamma Shaima dispersa, come volatilizzata, nonostante il pancione. Ma i soccorritori non demordono e dopo un quarto d'ora al buio, a rivoltare macerie a mani nude, la individuano. Morta. 

Ma c'è quella gravidanza da rispettare. E una speranza - ancorché irragionevole - da coltivare. Un'ambulanza vola all'ospedale dei Martiri di al-Aqsa, quello già danneggiato dal nemico in questa guerra 'chirurgica'. Chissà cosa prevede il triage in questi casi. Di lasciar perdere, forse, per affrontare altre urgenze  - trasfusioni, amputazioni, operazioni - o invece di osare.

I medici palestinesi non ci credono però ci provano. Ed estraggono dal pancione la piccola che Shaima porta in grembo. La piccola - incredibilmente - respira. La mettono in incubatrice pensando che non passerà la notte. Che all'alba sarà un altro corpicino da avvolgere, stretto stretto, nella bandiera nazionale.

Invece il miracolo. Oggi i sanitari si dichiarano ottimisti e informano che con tutta probabilità la figlia di Shaima vincerà la sua guerra. A Gaza.