Giovedì 18 Aprile 2024

L'INTERVISTA / "La primavera araba non è finita". Parola di Gannouchi, leader tunisino degli islamici moderati

Rachid Gannouchi, 73 anni, teologo e filosofo, è il padre di Ennahda, il movimento islamico moderato che ha guidato la Tunisia dopo la caduta del regime di Ben Ali

Rachid Gannouchi, leader tunisino del movimento islamico moderato Ennahda

Rachid Gannouchi, leader tunisino del movimento islamico moderato Ennahda

Tunisi, 20 novembre 2014 - "Le primavere arabe non sono fallite. Stanno zoppicando, indubbiamente. Ma una cosa è certa, lo spirito di libertà acquisito dal mondo arabo è irreversibile. Una era è finita. E il cittadino arabo non tornerà mai ad accettare dittature, a subire passivamente la negazione dei suoi diritti. E se le dittature momentaneamente torneranno, non sarà per molto. Una pagina è stata voltata. Tutti i paesi arabi raggiungeranno libertà e democrazia. E noi siamo orgogliosi di avere esportato a tutto il mondo arabo lo spirito di libertà ”. Rachid Gannouchi, 73 anni, teologo e filosofo, è il padre di Ennahda, il movimento islamico moderato  che ha guidato la Tunisia dopo la caduta del regime di Ben Ali, il dittatore che lo costrinse a un lungo esilio. Ennahda, pur conquistando il 27% dei voti, ha appena perso le elezioni e ha lasciato il potere senza problemi. E anche per questo, visto che nessuno ha la maggioranza, potrebbe essere essenziale alla creazione di una “grosse coalition” in salsa tunisina. Abbiamo incontrato Gannouchi a pochi giorni dalle elezioni presidenziali. Sheik Gannouchi, cosa è rimasto della rivoluzione dei gelsomini? Il vento della restaurazione soffia potente…. “La rivoluzione continua. Ha raggiunto già degli obiettivi importanti, come due elezioni libere e democratiche e l’approvazione di una costituzione moderna e inclusiva.  E fino a che la rivoluzione tunisina continuerà ci sarà sempre una speranza per gli altri paesi che hanno vissuto le primavere. Quanto ha impiegato la Francia, dopo la rivoluzione  a produrre un governo democratico? Dateci tempo, riusciremo anche noi.” Come definirebbe Enahada? Quali sono i suoi valori? “Ennhada è un partito democratico che trova i suoi principi ispiratori nella religione islamica e nell’epoca in cui vive. Siamo tutti musulmani e viviamo in pace con la nostra epoca. Possiamo paragonare il nostro partito alla Democrazia cristiana in Italia o alla Cdu in Germania. Perché non dovrebbe esistere un partito islamico, moderno, democratico in Tunisia?” Lei ha mostrato interesse per il modello sociale scandinavo. Può spiegarci perche? “Perché l’Islam incoraggia l’iniziativa privata in economia, riconosce il diritto di proprietà e la libertà dei mercati. Nello stesso momento vorrebbe mantenere un certo equilibrio sociale, e per questo aspira a quella che potremmo chiamare economia sociale di mercato. Noi siamo contro un capitalismo senza regole, che rispetta i diritti dei lavoratori. Per noi il modello scandinavo è molto simile al modello islamico”. Voi avete perso le ultime elezioni e ne avete pienamente accettato l’esito. Accettate quindi i principi democratici? “Si, ovviamente. Abbiamo dimostrato di essere democratici quando siamo andati al potere con elezioni e non con un colpo di stato e abbiamo governato con altri due partiti laici. E lo abbiamo dimostrato di esserlo quando abbiamo ceduto il potere a un governo tecnico e infine quando, perse le elezioni, ne abbiamo riconosciuto l’esito e complimentandoci con Nidaa Tounes per la sua vittoria. Pensiamo che con tutto questo nessuno possa dire che non siamo un partito democratico. L’importante è che si sia instaurato un principio di legalità democratica. Non abbiamo mai pensato che saremmo stati al potere per sempre. Ma non volevamo neppure essere costretti tra stare al potere o nelle prigioni”. Nella Costituzione che voi avete voluto sono riconosciute la libertà d associazione, di parola, l’uguaglianza dei diritti per le donne. E non si parla di sharia.  Potete essere un modello per i paesi vicini? “Speriamo di essere un modello per gli altri. Vogliamo un modello musulmano, democrati, moderno. Quanto alla sharia, è il parlamento, eletto dal popolo, che deve fare le leggi”. Alle elezioni presidenziali voi non avete un vostro candidato. Ne appoggerete uno, magari al secondo turno? “Non abbiamo nessun candidato e abbiamo fatto questa scelta per crerare un equilibio tra poteri. Pensavamo di vincere le elezioni politiche, e abbiamo lasciato spazio a altri alle presidenziali. Al primo turno abbiamo lasciato libertà di scienza ai nostri elettori. A un eventuale secondo turno, vedremo”. Lei ha detto che la Tunisia ha bisogno di un governo di unità nazionale per superare i problemi di economici, sociali e di sicurezza. Quali sono le condizioni per una vostra partecipazione, se Nida Tounes ve lo chiedesse? “Se nelle democrazie mature serve il 51% per governare in serenità, noi siamo una giovane democrazia e forse sarebbe meglio su una maggioranza piu larga che consentirebbe al governo di operare in un clima di unione sociale, senza tensioni. A Nidaaa Tounes non poniamo precondizioni, se saremo chiamati a governare con loro lo faremo solo se sapremo elaborare un accodo programmatico. Non si interessano le poltrone, ma le cose da fare”. Come vede la situazione in Libia? Quale può essere una chiave per interrompere la guerra civile? “La chiave è lasciare da parte le armi e mettersi attorno a un tavolo. Perché questo sia possibile è essenziale che venga superata la legge che impedisce agli esponenti del vecchio regime di ricoprire cariche pubbliche. Fino a che c’è questa legge, non si potrà avviare la pacificazione.  La soluzione alla guerra civile è l’inclusione. Siamo a disposizione dei fratelli libici per favorire un dialogo che faccia uscire il paese dal caos”.