Mercoledì 24 Aprile 2024

Fuochi fatui e nuovi capi

C’È VITA nel centrodestra, e già questa è una notizia. Una buona notizia. Meno buona è la notizia che, ancora una volta, il centrodestra dimostra la propria vitalità dilaniandosi al proprio interno. Tutta colpa, o merito, di Stefano Parisi. Con un’intervista alla Stampa, il candidato sindaco sconfitto a Milano si è dato una veste politica nazionale accreditandosi come federatore dell’intera coalizione. Le prime reazioni sono disastrose. Veto degli alleati più estremisti (Salvini e Meloni), violenta irritazione dei dirigenti di Forza Italia. Irritazione comprensibile dal punto di vista umano (considerano Parisi un corpo estraneo e non intendono farsi dettare la linea da un esterno col rischio di finire rottamati), meno comprensibile dal punto di vista politico. Forza Italia ristagna da anni. Da anni Silvio Berlusconi manifesta un crescente disinteresse per la politica e la recente operazione al cuore contribuisce a immaginarlo sulla via del disarmo. Occorrono forze nuove, occorrono nuovi innesti. E di nuovo, all’orizzonte, si vede solo Parisi. 

TRA OTTOBRE e novembre si voterà per il referendum istituzionale e in caso di sconfitta Renzi ha annunciato l’addio alla politica. Due gli argomenti che il premier ha usato, e ancor più userà, per rafforzare il fronte del Sì. Il primo: non essendoci un’alternativa credibile, se cade il governo l’Italia sarà preda della speculazione finanziaria. Il secondo: se non passa il referendum, il bicameralismo perfetto resterà attuale per i prossimi trent’anni.

IERI, con due proposte, Stefano Parisi ha cercato di smontare gli argomenti renziani. Ha ipotizzato una «convention programmatica» del centrodestra in settembre al fine di esibire un’alternativa di governo al renzismo; ha invitato Renzi a non dimettersi in caso di sconfitta, ma a far eleggere un’assemblea costituente che metta mano a quella riforma delle istituzioni di cui si parla da decenni. Proposta “alta”, ineccepibile dal punto di vista formale, ma che per essere realizzata richiederebbe leadership politiche forti. Così forti da resistere alle prevedibili accuse di «inciucio» e al sospetto che l’assemblea costituente sia preludio a un governo di larghe intese. Ma non è questo il punto. Il punto è che il centrodestra ristagna e Stefano Parisi sta cercando di muoverne le acque. Con le levate di scudi non si va lontano: ammesso che vi sia ancora qualcuno che oltre al proprio destino personale ha a cuore anche il futuro di un’area politica il cui elettorato è a tutt’oggi mobilitabile, sarebbe saggio non privarsi di Parisi e magari invitarlo al vertice che Forza Italia terrà oggi ad Arcore.

SONO ANNI che, puntuale come il Ferragosto, con l’arrivo dell’estate si accredita l’idea di mirabolanti cambiamenti nel partito di Berlusconi. Cambiamenti di cui in autunno non si trova mai traccia. Fuochi fatui, stelle cadenti. Sapremo presto se quest’anno farà eccezione.