Martedì 23 Aprile 2024

"Femore rotto, 5 giorni per un letto". L'infermiera: a pagare sono i malati

L'intervista. "Qui da noi a Frosinone mancano ortopedici e anestesisti, un disastro"

Un medico

Un medico

Roma, 15 dicembre 2015 - "Siete gli ultimi d’Italia, non vi posso fare niente". In Regione Lazio si parlava degli interventi per la frattura al femore e dell’ospedale di Frosinone, e questo è stato il commento di un funzionario di alto livello. Perché se le linee guida impongono l’intervento di protesi d’anca entro le 48 ore nelle persone con traumi da osteoporosi, nel nosocomio ciociaro i tempi (lunghi già prima dell’adeguamento ai parametri europei sui riposi del personale) sono diventati di 15-20 giorni. Lo spiega Rosa Roccatani, segretario dell’Ugl Sanità di Frosinone, già dipendente dell’ospedale e del 118 come infermiera. Quello è il suo territorio e, insieme, la sua croce.

Le cose non andavano bene neanche prima ma, adesso, con i nuovi orari imposti dalla Ue, che cosa succede?

"La frattura di femore è solo un esempio. Del resto mancano i medici, e quelli che ci stanno fanno quello che possono. Gli ortopedici, ad esempio, operano due volte a settimana per sei ore a seduta. E i pazienti aspettano".

Tutte le sale operatorie funzionano a ritmo ridotto?

"Solo la mattina. Ma dove si è visto mai? I medici non sono abbastanza, mancano gli anestesisti, i cardiologi. Mi creda è un vero disastro".

La novità dei riposi pesa molto sulle sale operatorie. Anche su altri servizi?

"Pesa su tutto. Prima si faceva la raccolta del sangue con le donazioni oltre l’orario. La gente veniva a dare il sangue che si raccoglieva facendo gli straordinari. Adesso non è più possibile. Risultato: manca totalmente il sangue. Giorni fa è stata mandata un’autoambulanza a Trento a recuperare 200 sacche. Le pare possibile?".

Tutti i servizi per le urgenze sono in affanno?

"Il pronto soccorso in modo particolare".

Ci faccia un esempio.

"Lei si presenta con una sospetta frattura. Passa una giornata intera e spesso anche una notte prima che venga visitata. Poi, se ha bisogno del ricovero, deve attendere il posto letto che non c’è. Viene sistemata in barella nel pronto soccorso, poi spostata, sempre in barella, nel corridoio del reparto. A volte capita che finisce in uno degli angoli dimenticati che vengono riempiti di pazienti in attesa del letto. Diciamo che così ci può restare 5 o 6 giorni".

Ma non ci sono altri ospedali?

"Cassino e Sora. In totale, in provincia, sono disponibili 700 posti letto per 496.000 abitanti. Faccia lei i conti".

Certo che su questa situazione anche la contrazione degli orari...

"Appunto. Su questa situazione ci si stringe, diciamo così. Gli infermieri, ad esempio, se prima erano tre per turno ora sono due".

Ma questo significa che si allenta sul supporto ai malati.

"Diciamo che esistono quelli che vengono definiti requisiti minimi per l’assistenza. Noi, a Frosinone, siamo ben al di sotto".

Nessuna nota positiva?

"Potrei continuare con quelle negative come, ad esempio l’accorpamento tra reparti di chirurgia pulita (otorino) e chirurgia sporca (urologia). Tutto pur di sfruttare il poco personale in servizio, medici e infermieri, a prescindere dal resto".