Giovedì 18 Aprile 2024

L'ex fonico dei Modà: "Sono malato di pedofilia". Don Mazzi: "Vieni da me, ti aiuto"

In una lettera indirizzata ai genitori e riportata nelle motivazioni della sentenza pronunciata dal gup a ottobre Bovi sveva scritto: "Sono malato da tantissimo tempo, per quello che riesco a ricordare già dalle scuole medie"

Paolo Bovi (NewPress)

Paolo Bovi (NewPress)

Milano, 14 gennaio 2015 -  "E' ingiusto e sadico lasciarti solo, con un mattone così pesante dentro al tuo cuore. Le porte delle mie case, soprattutto la porta della casa dove abito e vivo io è spalancata. E, se non ti dispiace, nonostante abbia psicologi e psichiatri molto bravi e molto discreti, vorrei seguirti io": è un passaggio della lettera che don Mazzi ha scritto all'ex fonico dei Modà, Paolo Bovi, condannato a 5 anni e mezzo di reclusione per molestie sessuali su quattro minorenni.

E' stato lo stesso Bovi, tra i fondatori di una delle band più amate nel panorama pop-rock italiano,  a confessare di essere "ammalato di pedofilia: l'ho capito quando per la prima volta alle superiori ho sentito quella parola e l'ho cercata sul vocabolario". Lo aveva scritto lui stesso in una lettera indirizzata ai genitori prima di tentare il suicidio, nel marzo scorso. "Sono malato da tantissimo tempo, per quello che riesco a ricordare già dalle scuole medie", scrive Bovi nella missiva ritrovata a marzo nella casa del fratello e riportata nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 10 ottobre il gup di Milano Franco Cantù Rajnoldi lo ha condannato.  "Sono sempre stato un bambino sensibile, dolce e sincero - prosegue - ed ho sempre creduto che ogni cosa che dicevano papà e mamma erano la verità. Per me quello che mi dicevano i miei genitori era la cosa più importante - conclude -, sono sempre stato buono e volevo conoscere il mondo come tutti". La lettera, scrive il gup, si aggiunge a "dichiarazioni sostanzialmente ammissive di responsabilità" rese durante un interrogatorio condotto dal pm lo scorso 6 giugno.

Le violenze, secondo quanto è emerso dalle indagini coordinate dai pm milanesi Daniela Cento e Lucia Minutella, si sarebbero consumate ai danni di  quattro ragazzi tra i 13 e i 16 anni nel 2011, quando l'uomo ricopriva il ruolo di educatore nell'oratorio del paese. Le molestie sarebbero avvenute nello studio di registrazione di Bovi a Cassina dè Pecchi e in un campeggio a Bionaz, in Val d'Aosta, durante le gite con i ragazzi. L'uomo è stato condannato anche per evasione perché nel marzo scorso, dopo aver scritto la lettera indirizzata ai genitori, aveva manomesso il braccialetto elettronico mentre si trovava ai domiciliari, si era allontanato da casa e aveva tentato il suicidio vicino alla sala in cui era solito provare con i Modà, a Cernusco sul Naviglio (Milano), collegando una canna di gomma al tubo di scappamento dell'auto. Il segnale del braccialetto elettronico, però, aveva avvertito i carabinieri che lo hanno salvato.

"Carissimo Paolo - gli scrive oggi don  Mazzi - seguo da tempo la tua storia. Capisco quanto tu possa soffrire, avendo aiutato altre persone con problemi simili ai tuoi. La cosa che mi ha obbligato a scriverti è stata, ed è, la mia coscienza e soprattutto il senso di colpa che anch'io sento nei tuoi confronti". "Fatti coraggio",  ha proseguito don Mazzi augurandosi che il suo messaggio "sia recepito dai tuoi avvocati, dai tuoi giudici ma, soprattutto, da tutti coloro che ti hanno sentito e che hanno goduto le musiche del tuo gruppo. Aspetto. Ripeto, le porte di via Marotta (nel Parco Lambro) sono spalancate. Un abbraccio, don Antonio".