Giovedì 18 Aprile 2024

Fincantieri, sequestrato cantiere di Monfalcone. Squinzi: "Vicenda all'italiana". Il governo valuta un intervento urgente

Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Gorizia. Fincantieri fa sapere che è stata sospesa l'attività produttiva dell'area sequestrata. Sette persone indagate, tra loro l'ex direttore dello stabilimento di Monfalcone, Carlo De Marco. Squinzi: "Non si possono fermare 5mila persone che lavorano con un provvedimento di cui è difficilissimo comprendere la ratio perché è chiaro che i rifuti non si possono trattare a bordo delle navi"

I cantieri navali della Fincantieri di Monfalcone (Ansa)

I cantieri navali della Fincantieri di Monfalcone (Ansa)

Trieste, 30 giugno 2015  - In attuazione di un provvedimento emesso dal Tribunale penale di Gorizia, il Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente - Nucleo Operativo Ecologico di Udine - ha provveduto al sequestro preventivo di alcune aree del cantiere Fincantieri di Monfalcone, destinate alla selezione dei residui di lavorazione, strategiche per il regolare svolgimento del ciclo produttivo. Lo comunica lo stesso Gruppo, in una nota. 

La richiesta di sequestro si inserisce nell'ambito di un'indagine avviata nel maggio del 2013, ed era stata già respinta dal Gip presso il Tribunale di Gorizia, nonché da quest'ultimo Tribunale in sede di appello. A seguito dell'accoglimento del successivo ricorso per Cassazione presentato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia, il Tribunale isontino è stato nuovamente investito della questione e questa volta ha disposto la misura cautelare. Fincantieri, "ferma restando l'intenzione di assumere con urgenza tutte le opportune iniziative in sede giudiziaria al fine di ottenere la revoca di detta misura, che considera particolarmente gravosa anche in ragione dei danni che il permanere degli effetti della stessa potrebbe provocare, è costretta - si legge nella nota -, in ottemperanza al predetto provvedimento del Tribunale, a disporre a far data da oggi la sospensione dell'attività lavorativa di tutto il personale coinvolto nel ciclo produttivo del cantiere di Monfalcone".

SETTE INDAGATI - L'ex direttore dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone (Gorizia), Carlo De Marco, e i titolari di sei aziende che lavorano all'interno del cantiere, sono coinvolti nell'indagine che ha portato al sequestro preventivo di alcune aree - e la conseguente sospensione delle attività lavorative - con l'ipotesi di reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Gli altri indagati sono Nella Dosso, 55 anni, titolare della ditta 'Pulitecnica friulana' di Udine, Valter Radin (59), della 'Petrol Lavori' di San Dorligo della Valle (Trieste), Romeo Ronco (69) della 'Marinonì di Genova, Francois Marcel Gaston Avon (58), della Carboline Italia, Corrado Annis (48) della 'Sirn' di Trieste e Fabio Bianchi (49) della 'Savi' di Genova. 

LA VICENDA - La Procura della repubblica di Gorizia, nel giugno 2013 si era vista respingere la richiesta di sequestra, prima dal Gip e poi dal Tribunale, secondo cui non vi sarebbero state urgenze tali da giustificare una situazione di pericolo ambientale. Da qui il ricorso presso la terza sezione penale della Cassazione. L'inchiesta riguarda la gestione degli scarti di lavorazione nelle navi prodotti da parte delle ditte subappaltatrici di Fincantieri, che però non risultano titolari dell'autorizzazione a gestire i rifiuti. La contestazione riguarda in particolare il deposito temporaneo messo a disposizione da Fincantieri, dove i vari rifiuti vengono ammassati e quindi rimossi da parte di un'altra ditta subappaltatrice. La Corte ha accolto la tesi della Procura, per cui tutte le ditte in subappalto, e non solo Fincantieri, sarebbero soggette all'autorizzazione al trattamento rifiuti, anche in caso di semplice 'stoccaggio'. La procedura utilizzata nel cantiere raffigurerebbe quindi un "deposito incontrollato", sanzionato dal decreto legislativo sul trattamento dei rifiuti. 

A MONFALCONE LAVORANO 4.500 PERSONE - Nel cantiere di Monfalcone (Gorizia) del gruppo italiano lavorano circa 4.500 persone tra dipendenti della stessa Fincantieri e operai delle società in appalto. Da oggi, come è stato reso noto dal gruppo, lavorano soltanto gli addetti alla manutenzione degli impianti, cioè un centinaio di persone. Al cantiere sono in costruzione alcune navi, grazie anche alla ripresa degli ordinativi, tornati a livello pre-crisi del 2007. Secondo quanto ha reso noto lo stesso gruppo, l'inchiesta sarebbe relativa allo smaltimento di scarti di lavorazione, precisando che non si tratta di materiale nocivo per la salute.

SQUINZI: UN ALTRO CASO ILVA - "Stamattina la magistratura ha fermato la Fincantieri a Monfalcone. Direi che è un altro caso Ilva, un altro caso in cui sembra che non si voglia che le imprese operino in questo paese. E questa è una cosa particolarmente grave". È quanto ha affermato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, al suo arrivo all'assemblea annuale dell'associazione industriale bresciana. "Il 28 maggio scorso - ha aggiunto - avevo parlato della famosa manina anti-imprese, con le notizie di questa mattina sono stato superato dalla realtà". "Si tratta di un'altra vicenda all'italiana - ha proseguito Squinzi soffermandosi sulla Fincantieri di Monfalcone al termine dell'assemblea Aib - non si possono fermare 5mila persone che lavorano con un provvedimento di cui è difficilissimo comprendere la ratio perché è chiaro che i rifuti non si possono trattare a bordo delle navi. Devono pure essere portati a terra in qualche modo". Commentando le decisioni della magistratura Squinzi ha aggiunto: "Non conosco gli atti, non voglio entrare nel merito, ma mi sembra che sia un'altra esternazione della 'manina anti-impresa' a cui mi sono riferito il 28 maggio", mentre ha rilevato che "il caso è recente, è successo da 2-3 ore. Stiamo raccogliendo tutti i dati e se necessario ci faremo sentire anche con il Governo, ma credo che anche il Governo abbia la nostra stessa visione".

IL GOVERNO - "Siamo molto preoccupati per ciò che sta accadendo a Taranto e Monfalcone. Non escludiamo a questo punto un intervento normativo di emergenza", dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, interpellato dall'Ansa.