Il prete: “Non sono il padre di questo bimbo, denuncio i miei parrocchiani”

Pavullo, predica choc dal pulpito. Al suo fianco la famiglia del piccolo VIDEO L'avvocato: "Difende il bambino"

Don Luciano Venturi

Don Luciano Venturi

Pavullo (Modena), 2 settembre 2015 - La messa di domenica scorsa prevedeva il passo del Vangelo secondo Marco che recita ‘dal cuore degli uomini escono invidia, calunnia, superbia’. Ma don Luciano Venturi, 50enne parroco di una piccola pieve a Pavullo nell’Appennino modenese, non aveva bisogno dei testi sacri per l’omelia. Si era portato un foglio formato A4, l’ha aperto sull’altare e ha cominciato a leggere: «Sapete bene di cosa dobbiamo parlare. Della calunnia a danno di (il nome di un neonato, ndr), secondo la quale io sarei il suo vero padre. Sono almeno due mesi che questa calunnia gira in parrocchia e di conseguenza in paese».

I parrocchiani hanno fatto un salto sui banchi di legno, sbalorditi. Seduti vicino al prete c’erano i suoi genitori e la presunta amante, con tanto di marito e tre figli al seguito, compreso il neonato che secondo le malelingue sarebbe frutto della relazione inconfessabile. Don Luciano è stato un fiume in piena e senza giri di parole: «Questa calunnia è nata in parrocchia, della colpevolezza di alcune persone siamo certi e, per questo, ho dato mandato ai miei legali». Altro che parabole del Vangelo.

I legali Gian Paolo Lenzini (video) e Guido Sola stanno preparando la denuncia per diffamazione nei confronti di parrocchiani che don Luciano avrebbe già individuato come i colpevoli. L’amarezza più grande è stata scoprire di aver allevato una serpe in seno, nella parrocchia Monteobizzo che guida da circa sette anni.

«Mi è crollato il mondo addosso, non mi sarei mai aspettato una cosa del genere dopo tanti anni di lavoro - ha detto sfogandosi all’avvocato - non ho spirito di vendetta. Ma i colpevoli dovranno rispondere delle loro responsabilità». Poi, forse, arriverà il perdono. Intanto don Luciano porta tutti in tribunale: i responsabili della diffamazione, ha detto dall’altare, sarebbero «persone del gruppo cucina, dei cori che cantano alla messa delle 10.30 e a quella delle 11.30, tante persone del gruppo Caritas, tante persone dei gruppi famiglie vecchi e nuovi».

Erano tutti in chiesa, domenica scorsa, a guardare imbarazzati il pavimento sotto lo sguardo glaciale di quel prete minuto che dimostra meno anni di quelli che ha. Ma il coraggio di certo non gli manca. «Si voleva colpire me e, a questo scopo, non si sono avuti scrupoli nei confronti di un bambino di tre mesi e la sua famiglia che ora vanno tutelati».

All’indomani del presunto scandalo il cui eco si è sentito in tutto il crinale dell’Appennino modenese, tra i pavullesi si sentono solo voci che lo difendono a spada tratta. Le malelingue sono ‘stranamente’ scomparse. «Sono tutte falsità – dice Lorenzo Baldini titolare del bar Castagneti – lo stimo molto, ha fatto tantissimo in parrocchia, soprattutto per i ragazzi». Rincara la dose Maria Pia Levanti: «Grazie a lui la chiesa si è riempita di ragazzi, è un prete straordinario. Speriamo resti».

Arrivano continuamente frotte di ragazzini che cercano don Luciano, è lui che organizza partite di calcio, pallavolo, gite. Ma il campo da calcio è chiuso, così come la parrocchia: ha sospeso tutte le attività, come previsto in questi casi dai codici della Chiesa. Per il momento dirà solo messa, ma ha avuto una premura per i ragazzi a cui ha lasciato un messaggio nel cartello appeso alla catena del campetto: «Oggi non ci sono e per questo il campo resta chiuso. Spero che potremo giocare presto. Insieme e serenamente».