Mercoledì 17 Aprile 2024

Fidas, la precisazione: "La donazione di sangue non è retribuita"

Il Centro Nazionale Sangue e le Associazioni e Federazioni di donatori di sangue replicano al comunicato del ministero della Salute

sangue

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Roma, 17 novembre 2015 - La donazione di sangue in Italia non è affatto retribuita. La precisazione da parte di Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Centro Nazionale Sangue, e dei presidenti nazionali delle Associazioni e Federazioni di donatori di sangue riunite nel CIVIS (Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa Italiana) è arrivata dopo la diffusione del comunicato stampa del Ministero della Salute, che ha annunciato la firma da parte del ministro Lorenzin di un “decreto interministeriale per garantire la retribuzione e la contribuzione figurativa anche a quei donatori di sangue e di emocomponenti ai quali il medico del servizio trasfusionale abbia certificato la non idoneità alla donazione”.

“In Italia - spiegano le Associazioni - la donazione di sangue e emocomponenti è volontaria, anonima, gratuita e i donatori di sangue non sono remunerati in alcun modo”. Al fine di evitare spiacevoli fraintendimenti in merito, Fidas e gli altri specificano inoltre che tale retribuzione non è da intendersi quale remunerazione a favore del volontario donatore, ma come retribuzione della giornata lavorativa a carico del sistema previdenziale. Come previsto dalla Legge 219 del 2005, si tratta di uno strumento creato per non pesare sul datore di lavoro in caso di assenza del lavoratore per la donazione di sangue, oltre che per facilitare la donazione di sangue e emocomponenti da parte del lavoratore dipendente, al fine di garantire l’autosufficienza.

Uno strumento cui, in questi anni, si è fatto secondo le Associazioni un ricorso limitato. In Italia si contano, infatti, oltre 1 milione e settecento mila donatori, l’80 per cento dei quali non utilizza la giornata di permesso retribuito, come dichiarato in occasione della Giornata mondiale del donatore di sangue celebrata il 14 giugno u.s. in base ai dati forniti dall’INPS. “Quanto firmato ieri dal Ministro Lorenzin – prosegue il dottor Liumbruno è l’atto finale di un percorso iniziato oltre 10 anni fa che permette anche ai quei cittadini che risultino non idonei alla donazione, in seguito alla selezione effettuata dal medico del Servizio Trasfusionale, il riconoscimento della retribuzione e della contribuzione figurativa limitatamente al tempo necessario all'accertamento dell’idoneità e alle relative procedure, come indicato dall’articolo 8 della Legge 219”. Si ricorda infine che la stessa normativa del 2005 autorizzava “a titolo di contributo a carico del bilancio dello Stato, la spesa massima di euro 406.000 annui a decorrere dall'anno 2005”, specificando che le modalità di erogazione del contributo sono disciplinate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute.

Le Associazioni e Federazioni di donatori di sangue, nel ringraziare i propri soci che assicurano con il gesto volontario e non remunerato la disponibilità di emocomponenti e medicinali plasmaderivati per i cittadini, sottolineano la valenza etica del dono che, privo di incentivazioni e remunerazioni, costituisce un atto di partecipazione civica e un esempio di solidarietà da diffondere nella popolazione e in particolare tra i giovani.