Coppia uccisa a Pordenone, indagato un amico. Il fratello di Trifone: "Forse mi ha abbracciato ai funerali"

L'uomo sarebbe un amico di Trifone Ragone e secondo le prime ipotesi avrebbe agito da solo. Ancora sconosciuto il movente

Le due vittime, Trifone Ragone e Teresa Costanza

Le due vittime, Trifone Ragone e Teresa Costanza

Pordenone, 25 settembre 2015 - Svolta nel giallo di Pordenone. Una persona è indagata per il duplice omicidio dei fidanzati. L'uomo sarebbe un amico della vittima ed era già stato sentito nei mesi scorsi. Secondo le prime ipotesi, l'uomo avrebbe agito da solo; ancora sconosciuto però il movente. "L'inchiesta è in una fase molto delicata. Posso solo confermare che all'interessato è stato notificato il provvedimento e ha nominato un legale", ha detto il procuratore di Pordenone. 

IL FRATELLO - Gianni Ragone, fratello del giovane ucciso, non si dà pace : "Ci chiediamo, com’è possibile arrivare a questo? Perché a due persone come Teresa e Trifone? Solo un pazzo poteva volere loro del male. A lui dico che è inutile scappare. Non potrà mai essere perdonato!", si sfoga ai microfoni di "Quarto Grado". Gianni ricorda poi il rapporto tra il fratello e i suoi coinquilini: "Giocava e si divertiva con i suoi coinquilini. Stava bene. Non ricordo se al funerale fossero presenti tutti loro, ma quando ci hanno fatto le condoglianze a casa forse c’era anche lui. C’erano tutti i commilitoni e forse mi ha abbracciato anche piangendo… Non so…". Quanto al movente, si limita a dire: "Non penso che mio fratello avesse bisogno di soldi". E comunque la famiglia ha fiducia nella giustizia : "Andremo avanti fino alla fine, fino a che non si saprà perché, chi e la giusta pena che deve ricevere questa persona".

IL DELITTO - Trifone Ragone, 29 anni, originario di Monopoli (Bari), Sottufficiale dell'Esercito, e la compagna Teresa Costanza (30), originaria di Agrigento, laureata alla Bocconi e dipendente delle Assicurazioni Generali, vennero trovati morti la sera del 17 marzo scorso, all'interno della loro vettura all'esterno del Palazzetto dello Sport di Pordenone, città dove si erano da poco trasferiti.  A ucciderli, cinque colpi di Beretta calibro 7.65 sparati a bruciapelo e con estrema precisione, tanto da indurre gli inquirenti a ipotizzare l'azione di un killer professionista, capace di agire velocemente senza dare nell'occhio e di dileguarsi. I possibili moventi sono stati tutti scandagliati: debiti non pagati, ammiratori delusi, corteggiatori fattisi troppo insistenti, screzi occasionali, criminalità organizzata, anche possibili traffici di anabolizzanti, visto l'impegno dei due nell'attività fisica e sportiva. Ventagli di ipotesi che avevano sollevato anche le proteste dei familiari, preoccupati di salvaguardare la memoria dei loro cari. 

Già la settimana scorsa c'era stata una svolta improvvisa dopo mesi di silenzio. I sommozzatori avevano fatto delle ricerche in un laghetto vicino al luogo in cui vennero ritrovati i corpi dei fidanzati, trovando un caricatore risultato poi "compatibile" con l'arma usata nel delitto.