Basta donne bersaglio: "Denunciare salva la vita"

Il fondatore di Sos Stalking: tante partner ricattate. Volti della tv e dello sport per una campagna sociale contro il femminicidio

I nomi delle donne vittime di femminicidio (Ansa)

I nomi delle donne vittime di femminicidio (Ansa)

Bruna Bianchi

MILANO, 24 novembre 2014 - NEL 2013 i femminicidi sono stati 179 in Italia. Lo scorso luglio il ministro Alfano ha calcolato che quest’anno dovrebbe chiudersi con una cifra un po’ più bassa. Lorenzo Puglisi è l’avvocato milanese che ha fondato nel 2010 l’associazione ‘Sos Stalking’, la prima nel nostro paese.

Avvocato, domani è la ‘Giornata internazionale contro la violenza sulle donne’: la flessione degli omicidi di genere indica un cambiamento?

«Siamo pur sempre di fronte a una vittima ogni due giorni. Però sì, il cambiamento c’è e sono due i fattori a determinarlo: primo, sono stati potenziati i nuclei di polizia a tutela delle donne e dei minori. A Milano e in Lombardia sono migliorate le strutture e sono più preparati gli agenti che si occupano di questo tipo di crimine, fatto che, per esempio, non è avvenuto a Napoli o in altre città dove l’attenzione è diversa a seconda dell’emergenza del territorio. Secondo, è l’istruzione a essere migliorata».

Intende dire che se ne parla di più, che si è capito cos’è l’omicidio di genere?

«I giornali hanno certamente contribuito a definire il reato con un nome che può non piacere, ma che lo identifica. Ma c’è anche una matrice culturale che si cerca di scardinare. I risultati dicono che è proprio su questo che bisogna insistere: la donna, interpretata come oggetto, possesso di un individuo, è ancora un concetto forte».

Sappiamo che molte donne non denunciano i loro aggressori...

«In alcune fasce della popolazione e tra le donne extracomunitarie è difficile reperire risorse e coraggio. Le donne sono ricattate attraverso la coercizione economica, il controllo della loro libertà personale e spesso le istituzioni non sono pronte a gestire questo tpo di intervento».

Parliamo di stalking.

In italiano significa fare la posta a una preda. Viene confuso con la molestia e il maltrattamento in famiglia o la violenza privata. Invece, lo stalking è un reato che si riferisce a molestie reiterate che nella vittima provocano uno stato di malessere e di paura».

Oltre la metà delle donne uccise è stata vittima di stalking. Dell’ex partner soprattutto.

«Sì, lo stalker spesso diventa omicida. Ma se si fosse intervenuti in tempo forse non sarebbe successo».

Ecco perché lei spinge per la denuncia e l’ascolto attento di chi la riceve.

«Prima che lo stalking diventasse reato per legge, dopo la denuncia di una donna nessuno muoveva un dito per mesi o anni. Adesso si riesce a ottenere un arresto anche in una settimana».

L’associazione di cui è presidente ha ideato una campagna sul web che non ha precedenti. Ce ne parla?

«Abbiamo lanciato un’app, scaricabile gratuitamente da Google Play e Apple Store, che consente di geolocalizzarsi al fine di reperire i centri anti-violenza e quelli delle forze dell’ordine più vicini, oltre che di accedere alla consulenza gratuita di un team di professionisti».

La campagna ‘Non siete sole’ ha trovato anche sostenitori d’immagine.

«È la prima volta in Italia che si tenta un simile esperimento di aiuto alle donne e abbiamo trovato molta sensibilità tra i volti dello spettacolo che hanno indossato la maglietta di Sos Stalking (disegnata dalla stilista Fruzsina Kaiser di Ghigo Style) postando il proprio ‘selfie’ sui social network».