Giovedì 18 Aprile 2024

Fassina: nuova area politica nel Pd. "Sul Quirinale ci faremo sentire"

"No a un presidente subalterno a Renzi. Battaglia sulla legge elettorale"

Stefano Fassina (Ansa)

Stefano Fassina (Ansa)

Roma, 27 novembre 2014 - «Non progetto nessuna scissione. Sto e resto nel Pd, ma voglio cambiarne le politiche». Stefano Fassina, già viceministro all'Economia, smentisce scissioni ma annuncia battaglia.

Fassina, siete usciti dall'aula in 29, sul Jobs Act. Tanti o pochi?

«Nel passaggio del voto eravamo oltre i trenta, considerando i due astenuti e i due contrari più una parte che ha votato la fiducia ma condiviso il nostro documento. È un'area che può crescere ancora, ma sempre su questioni di merito e ben oltre le dinamiche congressuali di un anno fa e di chi allora sostenne Gianni Cuperlo. Ieri (martedì, ndr) è nata un'area politica su un punto cardinale e identitario, per il Pd, quello del lavoro. Andremo avanti insieme anche su altri temi e in vista di altri passaggi fondamentali, legislativi e politici».

Legge elettorale e riforma istituzionale?

«Senz'altro. Presenteremo emendamenti contro le liste bloccate e il raggiro dei capilista nominati e anche sulla riforma del Senato». E sull'elezione del presidente della Repubblica? «Siamo in molti, dentro il Pd, anche fuori dalla nostra area, a condividere l'idea che serva una figura autorevole e indipendente, non subalterna al governo e ai suoi interessi. Ci faremo sentire».

Renzi è tentato di portarci al voto? Ha appena visto Napolitano.

«Che cosa si sono detti non lo so, ma già in Direzione espressi il mio pensiero. I criteri della legge di Stabilità e la forzatura sui tempi per avere una nuova legge elettorale già pronta a inizio del 2015, mi fanno credere che il rischio di elezioni anticipate sia molto probabile e nella volontà del premier. Sarebbe un grosso errore. Il Paese ha bisogno di stabilità e di riforme, non di fughe in avanti».

A proposito di Finanziaria, anche qui siamo al muro contro muro?

«No, affatto. Esco ora dalla commissione Bilancio, dove alcuni degli otto emendamenti che abbiamo presentato come minoranza sono stati accolti. In particolare, quello che concentra il bonus bebè a favore dei nuclei familiari poveri e con più figli minori e non a chi ha alti redditi. Ma anche più risorse per il Mezzogiorno e le agevolazioni all'acquisto di macchinari per le imprese. Ma non si tratta di concessioni del governo, semplicemente si è rispettato, finalmente, il ruolo del Parlamento, com'era doveroso».

Orfini, in merito al voto sul Jobs Act, vi ha definito primedonne'.

«Voglio parlare di merito, non fare sterili polemiche. Le risorse per estendere le tutele non ci sono, il precariato aumenterà, andiamo non verso i modelli scandinavi, ad alta protezione sociale, ma verso quelli del Sud Europa, che puntano a svalutare il lavoro».

Lei aderirà allo sciopero della Cgil?

«Sì. Bisogna correggere la rotta rispetto a politiche economiche tutte nel segno di politiche liberiste e imposte dai conservatori Ue».

La Bindi dice: o un nuovo Ulivo o un nuovo partito della sinistra.

«Le sue parole sono state travisate. Il nostro impegno è nel Pd per correggere la rotta del partito e del governo. L'impegno di tutti noi è nel Pd, ma il crollo della partecipazione al voto in Emilia dicono che poniamo questioni non per cercare visibilità ma reali».