Martedì 16 Aprile 2024

Accordo tra i giganti del web. Orlando: "Così si argina anche il terrorismo"

Il ministro della Giustizia: "Un provvedimento atteso da tempo"

Il Ministro Andrea Orlando

Il Ministro Andrea Orlando

Roma, 1 giugno 2016 - FACEBOOK, Twitter, YouTube e Microsoft hanno sottoscritto un accordo con la Commissione europea per eliminare i messaggi di propaganda d’odio sulla rete.

Ministro Andrea Orlando, che valore ha questo accordo?

«Ha una portata storica – dice il Guardasigilli –. Si tratta del primo passo verso una strada che permetterà di limitare i messaggi che incitano all’odio di qualsiasi natura si tratti: da quello religioso, a quello razziale; dall’omofobia, ai contenuti antisemiti; dall’apologia a ideologie autoritarie, ai linciaggi violenti contro avversari politici o verso culture differenti. E ovviamente ha lo scopo di arginare anche il terrorismo».

Non può essere compromessa la libertà di opinione?

«Un conto è esprimere un’opinione, altro è ingenerare un clima di odio che possa tradursi in azioni vilente. Il confine è sempre molto labile e su questo ci vorrà molta cautela».

Quanto è stato complesso arrivare a questo protocollo?

«Mesi fa avevo già incontrato i referenti di queste piattaforme, ma avevano assunto impegni abbastanza generici: tutte le volte che un Paese dell’Unione ha provato ad affrontare questo tema, si è trovato a fare i conti con una forte resistenza da parte dei social network».

Perché?

«Sostengono che un controllo maggiore sui contenuti pubblicati dagli utenti comporterebbe un aumento dei costi di gestione».

Come è stato possibile allora raggiungere questo accordo?

«Con la Germania abbiamo posto il problema della propaganda d’odio a livello europeo. La massa critica dell’Unione ha spinto i social interessati a superare l’ostacolo dei costi e a sottoscrivere questa autoregolamentazione».

Quanto la vicenda della collega Benedetta Salsi, giornalista del Resto del Carlino, ha contribuito ad andare verso questa direzione?

«Muovendomi per cercare di raggiungere un accordo, avevo ben presente questa vicenda, come tante altre che si rifanno alla propaganda d’odio. Non scordiamo che il fenomeno terroristico usa molto la rete per comunicare. E questa è una dinamica che si sta sviluppando sempre di più anche in Italia».

Qual è il vantaggio di un accordo a livello europeo?

«Prima i messaggi d’odio potevano essere rimossi con pronunciamenti dei giudici nazionali, ma l’idea che la magistratura possa intervenire su tutti i messaggi di Facebook o Twitter è irrealizzabile. Poi c’è una sproporzione fra giurisdizione nazionale e dimensioni globale di queste piattaforme, per cui spesso anche i giudici hanno armi spuntate».

Quali potrebbero essere i prossimi passi?

«Una questione importante è quella delle narrazioni che si sviluppano sulla Rete. Se il messaggio d’odio è esplicito, e quindi facilmente individuabile, la narrazione si sviluppa in modo virale».

In cosa consiste?

«Nel creare discredito attraverso la pubblicazione o condivisione di notizie infondate, o vecchie che vengono riproposte, per alimentare un clima di paura e di tensione. Ovviamente questo tipo di messaggi è più difficile da contrastare: bisogna costruire strumenti di contronarrazione con una dialettica trasparente, ristabilendo la realtà dei fatti. E non può farlo lo Stato. Proprio questo dovrà essere il prossimo passo».