Ezio Bosso a Sanremo, quando la musica "è come la vita"

Il pianista ha commosso ieri il pubblico del Festival con la sua esibizione e le sue parole. “La musica è come la vita – ha detto - si può fare in un solo modo: insieme"

Ezio Bosso a Sanremo 2016 (Ansa)

Ezio Bosso a Sanremo 2016 (Ansa)

Sanremo, 11 febbraio 2016 - Ha fatto emozionare, commuovere, persino divertire. Ezio Bosso è stato l'ospite che più ha conquistato il pubblico dell'Ariston e di casa nella seconda serata del Festival. Il pianista, che sognava di suonare a Sanremo e che è considerato uno di più grandi compositori e musicisti della sua generazione, è entrato tra gli applausi ed è uscito con una standing ovation. Un'apparizione che è stata un concentrato di emozioni, in una ventina di minuti in cui il pubblico ha ascoltato, rapito, l'intervista che gli ha rivolto Carlo Conti e poi l'esibizione del compositore, nella sua “Following a bird”. “Sei a Sanremo”, gli dice Conti. “Che ci faccio?”, risponde lui col sorriso. Conti: “E' la tu arte che ti ha portato in tutto il mondo”.

Classe 1971, torinese, artista di fama internazionale Bosso è infatti forse più conosciuto all'estero che in Italia. Oltre ad aver ottenuto importanti riconoscimenti mondiali, ha diretto diverse orchestre e ora è direttore artistico dell'orchestra inglese The London String. Dal 2011 è affetto da un malattia neurodegenerativa progressiva. Sorridente ironico, sul palco scherza con Carlo Conti che gli ricorda un aneddoto di quando era bambino. “So che quando eri bambino c'era una portiera di casa che ti diceva un giorno andrai a Sanremo”, gli ricorda il conduttore. “E io rispondevo: ma non canto”, scherza il pianista. E ora che sul palco c'è davvero conquista un applauso dietro l'altro. “La musica è una fortuna – dice - e come diceva il grande maestro Claudio Abbado è la nostra vera terapia”.

Il brano che esegue poco dopo è “Following a bird”. “E' quello con cui apro tutti i concerti”, dice. "Mi fa riflettere sul fatto di perdersi per imparare a seguire. Perdere i pregiudizi, le paure, perdere il dolore ci avvicina". Il suo primo album, uscito nel 2105, si intitola The 12th room, La dodicesima stanza. “Noi non siamo una linea ma siamo 12 stanze nell'ultima che non è ultima perché si cambia ricordiamo la prima - spiega - . E siamo pronti a ricominciare perché siamo liberi”. Parole che commuovono, tanto che le telecamere inquadrano il volto di una violinista rigato di lacrime. Poi il musicista si esibisce e rapisce l'Ariston. Che lo saluta con uno scroscio di applausi da standing ovation. “La musica è come la vita – dice lui poco prima di congedarsi - si può fare in un solo modo: insieme".