Martedì 23 Aprile 2024

Evasione miliardaria di società di vigilanza e pulizie. Perquisizioni in tutta Italia: 62 indagati

Nel mirino società consortili e cooperative, operanti nei settori del trasporto, del facchinaggio, delle pulizie e della vigilanza privata.

Una macchina della finanza in azione

Una macchina della finanza in azione

Roma, 21 ottobre 2014  - I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno scoperto un'ingente evasione fiscale realizzata da società consortili e cooperative, operanti nei settori del trasporto, del facchinaggio, delle pulizie e della vigilanza privata.  

Sono in corso, sul territorio nazionale, perquisizioni e sequestri preventivi di beni per centinaia di milioni di euro (immobili, aziende e rapporti finanziari) nei confronti di 62 soggetti indagati. 

Utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, bancarotta fraudolenta e riciclaggio alcuni dei reati contestati.  L'indagine è coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma. 

SOLDI A FUNZIONARI PUBBLICI  - Una contabilità riservata e parallela, utilizzata dagli indagati per pagare funzionari delle pubbliche amministrazioni, è stata scoperta nell'ambito dell'indagine della Gdf. I soldi ai funzionari pubblici sarebbero state pagati tra il 2010 e il 2012 e sarebbero finiti nella contabilità parallela sottraendo il denaro alle cooperative.

 

IL MECCANISMO FRAUDOLENTO - Il meccanismo fraudolento utilizzato sin dal 2001 consisteva generalmente nell'affidamento di servizi in subappalto a società cooperative appositamente costituite, da parte delle società consortili amministrate dagli indagati, che si aggiudicavano gli appalti sia da enti pubblici, sia da società private di rilevanza nazionale. Le società cooperative, a loro volta, mediante l'emissione di fatture per operazioni inesistenti - accertate dalle Fiamme Gialle per circa 400 milioni di euro - accreditavano il denaro ricevuto ad ulteriori cooperative cosiddette "finali", i cui conti venivano progressivamente svuotati mediante prelevamenti in contante, non giustificati da alcuna logica commerciale. Tale denaro veniva poi illecitamente distratto e veicolato, da parte dei responsabili delle organizzazioni, su conti correnti intestati a società fiduciarie di San Marino e del Lussemburgo, per il successivo reimpiego nel settore immobiliare. 

Le cooperative "finali", quindi, dopo essere state così svuotate venivano poste in liquidazione e sostituite da ulteriori società neocostituite, che ciclicamente subivano il medesimo iter di svuotamento ed abbandono. Un sistema che ha permesso ai presunti capi dell'organizzazione - per l'appunto Pierino Tulli e Maurizio Ladaga, secondo la Guardia di Finanza - di appropriarsi illecitamente, per circa 160 milioni di euro, del denaro distratto che, invece, sarebbe dovuto finire nelle casse dello Stato in ragione delle imposte dovute dalle imprese ad essi riconducibili. Ciò ha consentito ai due imprenditori di conseguire un illecito cospicuo profitto, determinando, inoltre, pesanti effetti distorsivi della concorrenza nei settori ove operava il loro gruppo imprenditoriale, che, grazie alle maggiori risorse disponibili ed ai conseguenti maggiori ribassi praticati nelle procedure di affidamento, riusciva ad ottenere numerosi appalti. E le indagini hanno condotto anche alla scoperta di una sorta di contabilità riservata e parallela riguardante somme erogate ad appartenenti a pubbliche amministrazioni per finalità illecite in corso di accertamento. In particolare le erogazioni riguardano gli anni compresi tra il 2010 e il 2012 e la loro provvista deriva dalle riserve occulte costituite mediante la distrazione di denaro delle cooperative. E all'individuazioen dei destinatari di questo denaro gli investigatori sono ora al lavoro.

TRA ARTEFICI ANCHE IMPRENDITORE PIERINO TULLI  - Tra gli artefici della mega evasione accertata dalla guardia di finanza di Roma ci sono Pierino Tulli, titolare di fatto della Gesconet, ed il suo ex braccio destro Maurizio Ladaga. Per loro, e per un'altra ventina di indagati, il pm Mario Dovinola aveva chiesto l'emissione di ordinanze di custodia cautelare, ma il gip Valerio Savio ha ritenuto che non sussista alcuno dei pericoli (inquinamento prove, fuga, reiterazione del reato) che giustifichi l'applicazione di misure restrittive. 

Soldi drenati dal fisco e poi mandati in Lussemburgo e San Marino attraverso una serie di 'camminatori' muniti di valigette. E' questa una delle vicende descritte in una delle due ordinanze di perquisizione e sequestro eseguite oggi in merito alla galassia Gesconet di Pierino Tulli e il suo braccio destro Maurizio Ladaga. Il gip Valerio Savio da una parte ha respinto la custodia cautelare in carcere di 30 indagati, ma dall'altra ha sottolineato la gravità della evasione fiscale individuata dalla Guardia di finanza, nucleo speciale di polizia valutaria.  Tra quelli per cui il pm Mario Dovinola aveva chiesto l'arresto ci sono anche i figli di Tulli, Alessandro e Siriana. Nella lista dei 62 soggetti coinvolti nella complessa e articolata vicenda sono del resto molti i parenti. Le società di servizi, le cooperative, i consorzi, sono quasi 250. I settori vanno dal trasporto alla vigilanza, alle pulizie, al facchinaggio. I danni all'erario ammontano a quasi 1,7 miliardi di euro. Pierino Tulli, 73 anni da poche settimane, ha origini di edicolante. Con la Cisco Italia entrò nel settore della logistica e dei trasporti. Il suo nome si rintraccia nelle cronache calcistiche quando acquistò la squadra romana del Lodigiani, ribattezzata, appunto, Cisco. La liquidazione di un consorzio a Fiumicino è stato uno dei primi problemi. Dopo gli accertamenti dell'Agenzia delle entrate nel 2012 Ladaga venne sostituito.  Le società oggetto delle verifiche Gdf avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti per quasi 400 milioni. Il dato ancora interrogativo è quello riferito ad una sorta di 'contabilità parallela' scoperta dalla Gdf, con indicati i soggetti all'interno della pubblica amministrazione che avrebbero avuto soldi dal gruppo. Chi indaga mantiene il riserbo e fa capire che c'è un livello superiore che forse ha facilitato Tulli e gli altri a non pagare le tasse per anni.v