Venerdì 19 Aprile 2024

Ueli Steck è morto sull'Everest

L'alpinista svizzero è precipitato per mille metri

Ueli Steck (Ansa)

Ueli Steck (Ansa)

Bolzano, 30 aprile 2017 - Il famoso alpinista svizzero Ueli Steck è morto sull'Everest. Il climber 40enne, più volte compagno di cordata dell'alpinista italiano Simone Moro, è precipitato per mille metri, mentre si trovava in fase di acclimatazione tra il campo 1 e il campo 2. Steck, famoso per le sue imprese di speed climbing e detentore di numerosi record si velocità, stava preparando l'attraversata di due ottomila, l'Everest e il Lhotse, in un'unica impresa. Lo stesso Simone Moro, con Tamara Lunger, ha rischiato di morire pochi giorni fa all'inizio della sua spedizione nel Kanchenjunga, in Nepal, per colpa di una tormenta che ha spazzato via al sua tenda. 

Secondo quanto hanno riferito gli organizzatori della spedizione, Steck è precipitato nei pressi del campo 1 del monte Nuptse. Il suo corpo è stato recuperato e trasportato a Lukla, dove c'è l'unico aeroporto nella zona dell'Everest. Secondo quanto ha fatto sapere la famiglia di Steck, le esatte circostanze della sua morte non sono ancora chiare. 

Steck, che aveva in programma di scalare il mese prossimo il Monte Everest e il vicino Lhotse, è la prima vittima della stagione primaverile di alpinismo in Nepal, che è iniziata a marzo e si concluderà a maggio. 

Quaranta anni, Steck era uno dei più celebri alpinisti della sua generazione, in particolare per la sua tecnica di speed-climbing, grazie alla quale ha stabilito in particolare il record per l'ascensione della parete nord dell'Eiger, nelle Alpi Bernesi, in due ore e 47 minuti, senza l'utilizzo di corde. Nel 2013 raggiunse per la prima volta in solitario la vetta dell'Annapurna, in Nepal, dopo aver quasi perso la vita nel 2007 sulla stessa montagna, a causa di una caduta. Nel 2015, decise di scalare tutte le 82 vette delle Alpi più alte di 4.000 metri, viaggiando esclusivamente a piedi, in bicicletta e parapendio. Completò l'impresa in 62 giorni, rafforzando così la sua fama di "macchina svizzera".