Washington, 18 ottobre 2017 - La protesta dell'inno può continuare. Uno schiaffo impensabile, appena otto giorni fa. Eppure, nonostante le minacce di Trump, la Lega nazionale football (Nfl) ha deciso per ora che continuerà a permettere ai giocatori di inginocchiarsi per protesta durante l'inno americano.
Nessuna punizione, l'America è un Paese libero. La decisione asseconda la richiesta degli atleti di potersi esprimere e snobba bellamente le pretese del presidente Usa, oltre a non far piacere a una fetta di fan. Non più tardi del 10 ottobre The Donald aveva espressamente chiesto il licenziamento degli sportivi ribelli per disprezzo della bandiera. La decisione della Lega è stata presa dopo una lunga riunione a New York dei rappresentanti dei proprietari dei 32 club e dei giocatori.
Insomma i club non sono stati ad ascoltare il presidente che aveva recentemente twittato: "Perché l'Nfl può contare su massicci sgravi di tasse mentre allo stesso tempo manca di rispetto al nostro Inno nazionale, alla nostra bandiera e al nostro Paese? Dobbiamo cambiare la legge sulle tasse".
Oltretutto la protesta dello sport contro il presidente si sta estendendo a macchia d'olio: oltre ai campioni di football e basket, da qualche tempo anche le cheerleaders hanno trovato un modo per opporsi alle politiche del tycoon. E lo fanno da par loro, in modo per così dire coreografico: il gruppone si mette in ginocchio mentre tre delle ragazze si posizionano in piedi con il pugno alzato. Un'immagine che ricorda l'iconica fotografia che immortalò i velocisti Tommie Smith e John Carlos col pugno alzato sul podio delle Olimpiadi messicane del 1968.
LA REPLICA DI TRUMP - Prevedibile l'ira di Trump: "La Lega nazionale di football non obbligherà i giocatori a stare in piedi durante l'inno nazionale. Totale mancanza di rispetto verso il nostro grande Paese!". E' un tweet furibondo, quello di Donald Trump, contro la decisione della Nfl.