Giovedì 25 Aprile 2024

Chi è l’emiro che compra mezza Europa. Calcio, aerei, alta moda e finanza

Tamim bin Hamad al Thani tra Occidente e Qatar: da Valentino ai grattacieli di Londra

L'emiro compra-tutto Tamim bin Hamad al Thani (Ansa)

L'emiro compra-tutto Tamim bin Hamad al Thani (Ansa)

Grattacieli e moschee, banche e compagnie petrolifere, maison della moda e hotel di lusso, campioni di calcio e navi militari: nonostante le apparenze c’è una strategia dietro la compulsiva campagna acquisti dell’emiro Tamim bin Hamad al Thani, capo della potente dinastia del Qatar. Cosa lega i circa 600 milioni di euro messi sul piatto per portare Neymar dal Barcellona al Paris Saint-Germain ai 5 miliardi di commesse a Fincantieri per sette navi militari, per restare solo agli ultimi affari?

Il «puritanesimo soft» del giovane emiro qatariota secondo l’Economist, l’intenzione di esportare l’Islam politico in Europa coniugando sport e religione, arte e affari, cultura e turismo. Da qui lo shopping senza tregua, l’acquisto di quote e partecipazioni in tutte le grandi società europee, che siano francesi o tedesche, italiane o inglesi, unito al supporto ai Fratelli Musulmani, sia finanziario che mediatico, attraverso i microfoni di Al Jazeera. Da qui l’esibizione di una grandeur che è una sfida agli altri Stati del Golfo, a cominciare dall’Arabia Saudita. Che ha spinto Trump a mettere al bando il Qatar, stringere attorno all’emirato un cordone di sicurezza per disinnescare la strategia, che in Libia e Siria ha provocato disastri.

Ma chi è Tamim bin Hamad al Thani e perché vuole creare un ponte tra Islam e Occidente, comprandone pezzi pregiati? Ha 37 anni compiuti a giugno, è salito al trono nel 2013, dopo l’abdicazione a sorpresa di suo padre Hamid bin Khalifa, che lo designò come suo erede già nel 2003, dopo la rinuncia del fratello maggiore. Tre mogli e otto figli, studi all’Accademia militare di Sandhurst, in Gran Bretagna, ha scelto lo sport come veicolo della sua filosofia. Dopo aver comprato il Psg, lo ha riempito di campioni, da Ibrahimovic a Verratti, da Thiago Silva a Cavani. Al vertice del Comitato Olimpico, non è riuscito a portare i Giochi del 2024 a Doha, ma aveva vinto la lotteria dei Mondiali di calcio del 2022, ai tempi di Blatter regnante. L’acquisto di Neymar è la prova più evidente, la stella del Barcellona sarà il testimonial a Parigi dei mondiali nel Golfo. Così come l’emiro medita un grande colpo a sorpresa per i Mondiali di atletica, che Doha è riuscita ad aggiudicarsi per il 2019. 

Non c'è solo lo sport, anche se al Thani, sia padre che figlio, hanno cominciato con i cavalli e l’endurance. La potenza di fuoco del Qatar è riassumibile nei 160 miliardi di dollari di patrimonio del fondo sovrano Qatar Investment Authority, creato nel 2005 proprio da Tamim bin Hamad. A rimpinguare la cassaforte del fondo, i ricchi giacimenti di gas naturale, primo produttore al mondo con un pil di 156 miliardi di dollari e un reddito pro capite sopra i 100mila. Volete l’elenco degli acquisti dell’emiro? In Italia la maison Valentino, pagata 700 milioni nel 2012, i grattacieli di Porta Nuova, tramite la Coima Res, gli hotel di lusso a Firenze (Four Season, St Regis e Western Excelsior), il Gallia a Milano, il Gritti Palace a Venezia e altri a Roma. Il 49% di Meridiana, oltre a un bel pezzo di Costa Smeralda, è del Qatar. Così come l’ospedale San Raffaele di Olbia e il 30% della Inalca di Cremonini, colosso della carne.    L’emiro ha quote nei colossi francesi Total, Vinci (autostrade), Veolia (acque), Vivendi, Lvmh, Lagardére e nella Société des Bains de Mer, di Montecarlo. Possiede palazzi e hotel a Parigi e a Canary Wharf a Londra, tra cui il grattacielo Shard di Renzo Piano. Quote sensibili di Porsche, Volkswagen, Shell, e in quasi tutte le blue chip del mondo. Investe un miliardo l’anno in opere d’arte e eventi culturali, costruisce moschee ovunque (c’era il progetto di una grande moschea a Barcellona, accanto alla Sagrada Familia), supporta cattedre nei college e centri culturali. Tutto nel segno di un islamismo da europeizzare. O forse, anche il suo contrario.