Robot del sesso, l’ultima frontiera. La rivolta di psicologi e femministe

"Uccidono le relazioni e creano dipendenza". Costano 10mila euro

Un sex robot (da Qn)

Un sex robot (da Qn)

Roma, 17 maggio 2017 - SORRIDE, aggrotta la fronte, cita Shakespeare, si ricorda del tuo compleanno, racconta barzellette, discute di politica. E fa sesso ogni volta che vuoi. Sembrava fantascienza, ma ora è realta: chiunque può farsi stampare in 3D la propria compagna (o compagno) robot. Una volta erano le bambole gonfiabili che esaudivano i sogni proibiti, ora i sex robot – connessi a una app per smartphone – minano le fondamenta del re dei sentimenti, l’amore.  L’intelligenza artificiale rivoluziona la nostra vita, ma l’arrivo di Harmony (così l’ha chiamata il suo creatore Matt McMullen, fornitore della società californiana RealDoll) rischia di compromettere le relazioni umane già messe in crisi dai social. Il fronte del no – psicologi in testa – è partito alla carica per interrompere «questa deriva tecnologica». Kathleen Richardson, esperta in robotica, sostiene «la pericolosità sociale dei robot, creano dipendenza e uccidono le relazioni umane. Oltre a non essere autentico, quello tra uomo (o donna o trans) e un robot sarà sempre un rapporto sbilanciato, subordinato, senza nulla di spontaneo o imprevedibile. Il sesso, come l’amore, deve essere una prerogativa degli esseri umani». 

IL COSTO dei partner artificiali? Circa 10mila euro, per la versione che riconosce i volti. Senza questa capacità, la spesa si dimezza. Il mondo dei sex toys, con un giro d’affari di 30 miliardi di dollari l’anno, si appresta a una rivoluzione. E anche il turismo sessuale studia nuovi orizzonti: a Barcellona ha aperto Lumi Dolls, il primo bordello di sex robot. La tariffa è di 120 euro all’ora. Entro il 2017 RealDoll conta di vendere mille modelli della super bambola, già prenotati. Le relazioni affettive e sessuali coi robot sono in aumento, come ha spiegato il ceo di Ai: «Nel 2016 le conversazioni sessuali di giovani e camionisti single con l’assistente virtuale Robin sono state 300 al giorno».   UN MESE FA l’ingegnere cinese Zheng Jiajia, specializzato nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e robotica, ha «sposato» Yingying, robot donna che lui stesso ha creato. «Ero frustrato perché non riuscivo a trovare una fidanzata. Ora la aggiornerò, cercando di farla camminare e darmi una mano con le faccende domestiche». L’idea di una compagna programmabile è controversa, da tempo commissioni di accademici, giuristi e rappresentanti di industrie e governi la stanno affrontando a livello etico (se una bambola è interattiva, fin quanto è consapevole? Si può parlare di schiavitù 2.0?), psicologico (da uomini che perdono la verginità con un robot alla minaccia di dipendenza e isolamento sociale), sanitario (l’ipotesi di ridurre la prostituzione e il rischio di malattie sessuali) e giuridico (come l’idea che un robot maschio possa stuprare una donna in carne e ossa, o un uomo possa violentare la donna robot).  «Le replicanti somigliano così tanto alle donne da suscitare l’istinto peggiore dell’uomo: il possesso. Ma reali o virtuali, non sono oggetti da comprare: questa è discriminazione e sessimo», dichiara un leader femminista al Guardian. «Il mio scopo – replica McMullen – è rendere la gente felice». «Se l’estremo controllo degli uomini – prosegue la ricercatrice Richardson – non può esser messo in pratica con le donne reali, l’unico passo è creare oggetti artificiali».   DAVID Levy, autore di Love and sex with robots, prevede la degenerazione del fenomeno: «I cyborg modellati sulle sembianze dei vip invaderanno il mondo, la domanda è già alta». Altri scienziati profetizzano l’apocalisse: entro il 2050 l’amore cibernetico avrà spodestato quello vero.