Venezuela, liberati il giornalista italiano Di Matteo e i suoi colleghi

Alfano: "E' una buona notizia". Roberto Di Matteo, Filippo Rossi e Jesus Medina erano stati arrestati venerdì scorso mentre facevano un'inchiesta nel carcere di Tocorón

Roberto Di Matteo, il giornalista arrestato e poi rilasciato in Venezuela (Ansa)

Roberto Di Matteo, il giornalista arrestato e poi rilasciato in Venezuela (Ansa)

Caracas (Venezuela), 8 ottobre 2017 - Dopo ore di tensione, la bella notizia: Roberto Di Matteo, il giornalista italiano finito in carcere in Venezuela, è stato rilasciato su decisione delle autorità di Caracas. Lo ha reso noto l'unione l'l'Sntp (Sindicato Nacional de Trabajadores de la Prensa). Insieme a lui sono tornati in libertà anche i due colleghi svizzero e venezuelano. 

Subito arrivano il messaggio di conferma su Facebook da parte del padre del giornalista, Antonio (che esulta: "E' libero!") e il tweet del viceministro degli Esteri, Mario Giro:

Da parte sua il ministro Angelino Alfano ha dichiarato: "Abbiamo seguito la vicenda tramite la nostra ambasciata e il nostro consolato generale a Caracas con la massima attenzione e per noi questa è una buona notizia". 

Il cronista italiano Roberto Di Matteo, il collega ticinese Filippo Rossi e il giornalista venezuelano Jesus Medina erano stati arrestati venerdì scorso mentre si trovavano nel carcere di Tocorón, nello Stato centro-settentrionale di Aragua, in Venezuela, per un'inchiesta. Si tratta di un penitenziario in cui sarebbe applicato un nuovo regime carcerario volto a "pacificare", secondo le autorità di Caracas, le prigioni del Paese.  Di Matteo voleva realizzare un'inchiesta sul penitenziario dello Stato di Aragua, dove la violenza è quotidiana e il controllo delle guardie carcerarie scarso. Le autorità non hanno gradito e tutti erano finiti a loro volta dentro.

Il padre di Di Matteo spiega all'Ansa: "Non sappiamo se adesso potrà restare in Venezuela o dovrà rientrare in Italia. Noi  speriamo rientri". E prosegue: "Non lo abbiamo ancora sentito, anche perché non ha il cellulare, glielo hanno sequestrato: suppongo che troverà la maniera per chiamare, e sicuramente contatterà prima la moglie. Qui - aggiunge il papà del cronista - siamo tutti felici per la notizia e speriamo stia rientrando anche perché ora dovrebbe stare attento a ogni minima mossa".

Il regime di Maduro non è tenero con i media e nell'ultimo anno - ha denunciato la Sociedad Interamericana de Prensa (SIP) - intimidazioni e arresti arbitrari contro i giornalisti sono aumentati. Tra l'altro, il collega venezuelano di Roberto è un fotoreporter del sito antigovernativo DolarToday e i tre avevano, a quanto riportato, un'autorizzazione per entrare nella prigione di Tocoron.

Stamattina era intervenuta anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) con un appello del segretario generale Raffaele Lorusso e del presidente Giuseppe Giulietti per la liberazione del giornalista, ma anche per la difesa della libertà di stampa nel Paese latino-americano. Occorre che agli sforzi della Farnesina, aveva scritto la Fnsi, segua "la mobilitazione delle organizzazioni internazionali per far cessare le intimidazioni e gli arresti di giornalisti da parte del regime del presidente Nicolas Maduro, da tempo impegnato a rimuovere con ogni mezzo non soltanto qualsiasi forma di dissenso, ma anche ogni iniziativa tesa a informare l'opinione pubblica interna e internazionale sulle condizioni in cui versa il Paese".