Referendum Turchia, Osce: standard non rispettati / VIDEO. Erdogan: mentalità da crociati

Vittoria del presidenzialismo risicata. Accuse di brogli, ma il Consiglio elettorale Supremo: schede valide. La Merkel invita Erdogan ad avere "grande responsabilità"

Il presidente Erdogan a Istanbul (Ansa)

Il presidente Erdogan a Istanbul (Ansa)

Istanbul, 17 aprile 2017 - Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha ottenuto il consenso al referendum costituzionale fortemente voluto, ma è una vittoria a metà. Il fronte del "sì" ha avuto un risicato 51,3%, inferiore di almeno 5 punti percentuali dalle aspettative espresse alla vigilia della consultazione, mentre quello del "no" si è fermato al 48,7%. 

La leadership di Ankara canta vittoria, ma la differenza tra il sì e il no rappresentato da meno di 1,3 milioni di elettori, su un paese di 80 milioni di abitanti. A cedere è l'attuale sistema parlamentare in favore di un modello presidenziale "alla turca", dove i poteri saranno concentrati nelle mani del capo dello stato: Erdogan.  

ACCUSE DI BROGLI - Ma le accuse di brogli non sono mancate. Il CHP, il Partito repubblicano del popolo, ha contestato complessivamente 2,5 milioni di voti, ha denunciato una seria irregolarità di procedura riguardante almeno 1,5 milioni di schede, dovuta alla decisione del Consiglio elettorale supremo (YSK), a qualche ora dalla chiusura dei seggi, di accettare come valide anche le buste senza il timbro ufficiale. I precedenti del 2004 e del 1994, sarebbero stata la giustificazione del YSK, e aggiungendo di avere deciso di accettarle "su richiesta dell'AKP", facendo gridare allo scandalo gli oppositori. "Non si possono cambiare le regole del gioco a metà", ha affermato il leader CHP Kemal Kiliçdaroglu, chiedendo di cancellare, per sospette irregolarità nel voto, l'esito del referendum. Le opposizioni hanno annunciato per oggi ricorsi ufficiali al risultato. 

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OSCE: REFERENDUM IN DISPARITA' - Il verdetto della missione dell'Osce sul voto di ieri non lascia dubbi: è stato condotto "in condizioni di disparità" e le modifiche procedurali decise all'ultimo minuto hanno "rimosso importanti salvaguardie". I membri della missione di osservazione in conferenza stampa ad Ankara sottolinenano che il voto referendario "non è stato all'altezza" degli standard internazionali.

CURDI - Se la Commissione elettorale suprema turca (Ysk) non annullerà le contestate schede senza timbro, l'opposizione è pronta a ricorrere alla Corte europea dei diritti umani. Lo ha annunciato il partito filo-curdo Hdp. La ridotta capacità politica del partito filo-curdo HDP (Partito della democrazia e della pace), dovuta agli arresti dei membri e dei dirigenti del partito, nonchè al commissariamento di diversi comuni gestiti da amministrazioni filo-curde, hanno causato un calo di voti al fronte del "no" nelle province sudorientali a maggioranza curda. 

MERKEL - In una nota congiunta la cancelliera Angela Merkel e il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel la Germania ha chiesto alla Turchia di impegnarsi in un "dialogo rispettoso di tutte le parti politiche e civili" dopo che i risultati del referendum hanno mostrato "quanto profondamente la società turca sia divisa". Nella nota la cancelliera sottolinea come il presidente Recep Tayyip Erdogan abbia "una grande responsabilità".

ERDOGAN: ELEZIONE PIU' DEMOCRATICA - Ma Erdogan tira dritto. Per vincere il referendum sul presidenzialismo ho combattuto contro "le nazioni potenti del mondo" che mi hanno "attaccato" con una "mentalità da crociati", ha detto il presidente turco, salutando la folla che lo ha accolto all'aeroporto di Ankara, al suo arrivo da Istanbul. "Non ci siamo arresi. Abbiamo resistito come una nazione", ha aggiunto il presidente. Quella di ieri, dice Erdogan, è stata "l'elezione più democratica" vista in ogni Paese occidentale. Agli osservatori internazionali dell'Osce/Odihr risponde così: "State al vostro posto! Non vedremo o ascolteremo i rapporti che preparate con motivazioni politiche". 

VOTO ESTERO PER ERDOGAN - Dei 1.326.000 i turchi che dall'estero hanno partecipato al referendum costituzionale il 58,6% ha viotato per il sì. Una percentuale assai più alta di quella su scala nazionale. E il sì ha stravinto in Germania, Olanda e Austria, tutti Paesi finiti negli ultimi tempi al centro di dure polemiche con il presidente Recep Tayyip Erdogan per aver vietato ad esponenti del governo turco di incontrare i connazionali ivi residenti. Il no ha invece prevalso tra i turchi che vivono in Canada, Inghilterra e Arabia Saudita.

CITTA' CONTRO CAMPAGNE - Come è accaduto in altre Nazioni i dati mettono in evidenza che il "no" ha vinto nelle città principali tra cui Istanbul (51,4%), Ankara (51,2%) e Smirne (oltre 70%). In contrapposizione al sì delle province interne e rurali del paese, indicando una profonda spaccatura ra il contesto urbano e rurale del paese. 

AUSTRIA: NO A TURCHIA IN UE - "La Turchia non può essere un membro", Dopo il referendum sul presidenzialismo, il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, ha chiesto di interrompere le trattative per l'ingresso di Ankara nella Ue. "Bisogna porre fine alla finzione dell'adesione" ha aggiunto. Il voto è stato anche "un chiaro segnale contro la Ue", al quale l'Europa deve rispondere a sua volta.

PENA DI MORTE - Il successo ha spinto Tayyip Erdogan a tornare a minacciare un referendum anche sulla pena di morte, revocata nel 2004. Misura che se fosse reintrodotta azzererebbe le chance della Turchia di entrare nell'Ue. Fu infatti Bruxelles che pretese da Ankara l'abolizione della pena capitale come 'conditio sine qua non' per iniziare i negoziati. 

FOCUS La scelta del sultano - di ALESSANDRO FARRUGGIA