Mercoledì 24 Aprile 2024

"Vedi porno online? Ti schediamo". Stretta in Gran Bretagna

Il governo inglese vuole vietare ai minorenni i siti a luci rosse con un database di Stato. Le associazioni: "Privacy violata"

Attrici porno (Reuters)

Attrici porno (Reuters)

Londra, 24 ottobre 2016 - La pornografia online è ormai un fenomeno così dilagante che la Gran Bretagna ha deciso di correre ai ripari, con un progetto di schedatura di tutti i fruitori di siti porno a livello nazionale. Lo scopo della creazione di un archivio britannico dei porno-utenti digitali sarebbe quello di proteggere i minorenni dall’uso di siti web indecenti. Finora, infatti, l’unico ostacolo all’utilizzo di siti erotici per adulti è una schermata iniziale, che semplicemente chiede se l’utente ha più di 18 anni. Basta cliccare sì e il gioco è fatto.

Il governosi è accorto che una mera domanda non basta a frenare il fervido interesse dei teenager e ha quindi pensato di passare alle maniere più forti, chiedendo agli utenti di pornografia di verificare la propria identità, concedendo l’uso dei loro dati per la creazione di un catalogo di utenti approvati. L’idea è che, chiunque si registri, potrà avere un codice d’accesso, da usare sui siti pornografici. E se ci fosse un sito che si rifiutasse di applicare questa nuova tecnologia, verrebbe automaticamente oscurato in tutta la Gran Bretagna. Naturalmente questo ha causato grandi polemiche fra i gruppi di tutela della privacy, che temono fughe di dati privati tipo Wikileaks. Un portavoce del Open Rights Group ha dichiarato: «Se questo archivio non venisse protetto accuratamente, i contenuti potrebbero apparire su Wikileaks o qualcosa di simile, rovinando la vita a tanti famiglie». È successo poco più di un anno fa che il sito canadese per altarini Ashley Madison è stato preso in ostaggio dagli hacker, che poi hanno rivelato alcuni nomi della clientela del sito. Se succedesse lo stesso con questo porno-archivio, sarebbe un disastro. Il problema è inoltre che il governo potrebbe usare questo stratagemma per catalogare le preferenze erotiche di ogni utente, cosa che costituirebbe «una grave violazione del diritto alla privacy di ogni cittadino». Ma i responsabili della proposta di legge si difendono dicendo di non volere arrivare ai livelli dell’Islanda o dei Paesi controllati dall’Isis, dove la pornografia è completamente vietata.

E con più di 450 milioni di utenti all’anno – che sono più di Amazon, Twitter e Netflix messi insieme (dati del 2013) – il problema è in grave crescita. I dati rivelano inoltre che il 70% di utenti di pornografia è maschio e che spende in media 12 minuti su un sito prima di spegnere il computer. L’utente medio ritorna sul sito porno preferito circa 8 volte al mese e si può capire la magnitudine del fenomeno se si pensa che più del 30% di tutti i dati trasmessi su Internet sono classificati come pornografia. Nonostante questo gli inglesi, che odiano essere schedati – e infatti non hanno ancora approvato le carte d’identità e forse mai lo faranno – non vedono bene il futuro dell’archivio sexy governativo. Jim Killock, direttore esecutivo del gruppo pro privacy Oper Rights Group, ha commentato: «Il governo sembra voler cercare una rapida e semplice soluzione a un problema sociale molto complesso. È attraverso l’istruzione, più che soluzioni tecnologiche, che si arriverà ad affrontare il problema in modo più costruttivo».