Martedì 23 Aprile 2024

Nobel mancati in Chimica e Fisica. "L’Italia non ha peso e ci snobbano"

Premiati gli studiosi stranieri, escluso il prof che ha lavorato con loro

Vincenzo Balzani, professore emerito dell’Università di Bologna (foto Schicchi)

Vincenzo Balzani, professore emerito dell’Università di Bologna (foto Schicchi)

Bologna, 6 ottobre 2016 - Snobel: l’Italia snobbata dai premi Nobel scientifici, due delusioni in due giorni. Martedì a dar voce al disappunto è stato Fulvio Ricci, ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e professore alla Sapienza Università di Roma, a capo della collaborazione scientifica internazionale Virgo, che ha contribuito alla prima rilevazione delle onde gravitazionali. "Ovviamente – ha detto Ricci – speravamo che quest’anno il Nobel per la Fisica andasse alle onde gravitazionali, ma in qualche modo ci aspettavamo che finisse così e ora confidiamo per il prossimo anno". Il Nobel per la Fisica 2016 è andato a David Thouless, Duncan Haldane e Michael Kosterlitz per le scoperte teoriche relative alle fasi topologiche della materia. Ieri, l’altro 'schiaffo', con l’assegnazione del Nobel per la Chimica ai “meccanici del nanomondo” Jean-Pierre Sauvage, Sir J. Fraser Stoddart e Bernard L. Feringa per la costruzione della più piccola macchina molecolare. "Sono stupito di non essere nella lista dei Nobel per la Chimica", ha commentato il chimico Vincenzo Balzani, professore emerito all’università di Bologna, che ha firmato decine di studi sui motori molecolari in collaborazione con due dei tre premiati del 2016. "Ma è bello anche arrivar quarto, la prendiamo con filosofia", ha aggiunto. D’altronde la storia dei Nobel è fatta anche dei mancati riconoscimenti andati a diversi ricercatori italiani: il caso più eclatante è stato quello del fisico Nicola Cabibbo, da subito definito uno “scippo” da tutta la comunità scientifica, quando nel 2008 il premio andò a Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, autori con il fisico italiano della Matrice Ckm (dalle iniziali dei tre ricercatori); sempre nel 2008 il Nobel per la Fisica fu assegnato anche a Yoichiro Nambu (e solo a lui), autore con l’italiano Giovanni Jona Lasinio di un’altra terapia fondamentale della fisica delle particelle. Di mancato Nobel per la Fisica si può parlare anche nel caso di Luciano Maiani, che nel 1970 collaborò con i fisici Sheldon Lee Glashow (l’unico ad essere premiato) e John Iliopoulos. 

 

di FEDERICO DEL PRETE

Il chimico la prende con la filosofia. "Mettiamola così: sono contento di essere arrivato quarto: inizialmente mi sono stupito di non essere stato inserito tra i nomi, ma va bene lo stesso".

Vincenzo Balzani, 80 anni a novembre, padre della chimica moderna italiana e professore emerito dell’Università di Bologna (nonché accademico dei Lincei e tra i centro chimici più citati al mondo), è il grande escluso del Nobel, che attendeva (e sicuramente meritava) da una vita. Con i tre scienziati premiati ha lavorato fianco a fianco per decenni: con due, Jean-Pierre Sauvage, dell’università francese di Strasburgo e Sir J. Fraser Stoddart dell’americana Northwestern University, ha condiviso notti insonni, centinaia di pagine di analisi, delusioni e grandi gioie lavorative. Ed è anche in stretto contatto con il terzo premiato, l’olandese Bernard L. Feringa, dell’Università di Groningen.

Professor Balzani, perché non hanno premiato anche lei? "Non so dirlo, ho ricevuto tantissimi messaggi in cui amici e colleghi mi chiedevano tutti questa stessa cosa. I premiati sono scienziati eccezionali, amici carissimi con cui abbiamo avuto una proficua e lunga collaborazione. Siamo complementari: loro sono bravissimi a fare la sintesi, noi a Bologna ce la caviamo bene a muovere le molecole con la luce. Sono molto contento per loro, forse la spiegazione più semplice è che siamo quattro e il Nobel lo si può dare solo a tre persone".

Dietro a queste scelte spesso conta molto il peso politico. Può esserle mancato quello? "Certamente. La Royal Society inglese è molto potente e supporta con forza i suoi scienziati. Noi siamo in Italia, lo sappiamo che la ricerca non è molto considerata. Che cosa possiamo farci?".

È la solita storia, insomma. Questi sono i frutti di anni senza una politica di aiuto alla ricerca scientifica degna di questo nome? "È una situazione sotto gli occhi di tutti. C’è chi come il nostro gruppo di lavoro ha fatto dei mezzi miracoli, raggiungendo risultati eccezionali, ma non veniamo riconosciuti. Il nostro ministro si occupa più della scuola elementare che di noi e forse fa anche bene. Questa è la realtà".

Cosa servirebbe per invertire la rotta? "Basta parlare con un qualsiasi scienziato italiano, non importa in quale campo. Rivolgendo questa domanda, si sentirà rispondere che l’ultima suddivisione dei fondi alla ricerca sono quattro soldi. Così è quasi ridicolo andare avanti. Per fortuna, vinciamo molti bandi europei, ma la situazione è quella che è".

È deluso di non aver vinto il Nobel? Sente la sua carriera incompleta? "Assolutamente no. Solo tre anni fa ho ricevuto dalla rivista “Nature” un importante riconoscimento alla carriera (il “Nature Award for Mentoring in Science”, consegnatogli direttamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ndr) e in febbraio andrò in Francia per ritirare un altro premio. Anzi, a pensarci bene è meglio così".

Addirittura? "Ovviamente un po’ dispiace, ma io stasera dormo tranquillo, il Nobel ti sconvolge la vita: c’è tanta, forse troppa responsabilità. Sarebbe stato uno cambiamento enorme della mia vita famigliare: pensando ai miei figli sono più contento che sia andata così".