Giovedì 18 Aprile 2024

Migranti, strage di bambini. Naufragio davanti alla Libia

Almeno 31 morti, tantissimi minori. Quindici le operazioni di soccorso

Migranti, strage di bambini. L'immagine dal Twitter di Chris Catrambone, Ong Moas (Ansa)

Migranti, strage di bambini. L'immagine dal Twitter di Chris Catrambone, Ong Moas (Ansa)

Roma, 24 maggio 2017 - Nuova, ennesima tragedia nel mar Mediterranero. Questa volta le vittime del naufragio al largo della Libia di alcuni barconi carichi di migranti sono soprattutto bambini. Almeno 31 i morti, tantissimi dei quali sono minori.

Non è chiaro di quante imbarcazioni si trattasse. Una di queste - lo si vede nelle immagini pubblicate su Twitter dal fondatore dell'organizzazione non governativa Moas, Chris Catrambone, che oggi ha partecipato ai soccorsi - è andata a fuoco.

La guardia costiera ha coordinato in giornata almeno 15 operazioni, centinaia le persone recuperate in acqua, oltre un migliaio quelle salvate complessivamente. In un primo tempo sembrava che il numero di corpi recuperati fosse 34, ma Catrambone ha fatto sapere che il conteggio ufficiale si è fermato a 31. Quasi tutti i corpi sono stati raccolti dalla nave del Moas. Impossibile dire con certezza quanti siano i dispersi. Secondo le stime dell'Organizzazione mondiale delle migrazioni, il numero di migranti che ha perso la vita nel Mediterraneo nel 2017 ha già raggiunto quota 1530, almeno 275 sono stati i morti solo questo mese. Ieri l'inviata del Tg3 Roberta Serdoz, imbarcata sulla nave di una ong, ha documentato la violenza delle autorità costiere libiche, filmando spari partiti dalle motovedette.

"La guardia costiera libica si è avvicinata a dei barconi in difficoltà, ha minacciato le persone a bordo e ha sparato dei colpi in aria, mettendo in pericolo la vita delle persone e scatenando il panico", denunciano oggi Medici Senza Frontiere (Msf) e SOS Mediterranee, che hanno assistito ai fatti. Le équipe di Msf e Sos Mediterranee erano state avvertite della posizione dei barconi in difficoltà e avevano distribuito giubbotti di salvataggio per iniziare il soccorso. Oltre 20 persone erano state portate a bordo della Aquarius, la nave di ricerca e soccorso gestita in collaborazione dalle due organizzazioni. Gli altri passeggeri erano rimasti sul barcone, mentre le équipe di soccorso erano andate ad assistere un'altra imbarcazione che era in una situazione più critica. Nel frattempo si è avvicinata un'imbarcazione armata della guardia costiera libica.

"Due guardacoste libici, in uniforme e armati, sono saliti su uno dei gommoni. Hanno preso i telefoni, i soldi e altri oggetti che le persone portavano con sé", racconta Annemarie Loof di Msf. "Le persone a bordo si sono sentite minacciate e sono entrate nel panico, erano terrorizzate dal comportamento aggressivo dei guardacoste libici". A bordo si è scatenato il panico e oltre 60 persone sono finite in acqua. "Quando i libici ci hanno puntato le armi contro, chiedendoci di dare loro tutti i nostri soldi e i cellulari e dicendoci di saltare in acqua - racconta un sopravvissuto del Gambia agli operatori di Sos Mediterranee - abbiamo fatto quello che ci hanno chiesto e molti di noi si sono buttati. Non avevo paura, preferivo morire in mare che in Libia".

Le motovedette della guardia costiera libica potrebbero anche essere quelle restituite dall'Italia. Sulla base del memorandum Italia-Libia firmato a Roma il 2 febbraio scorso, l'Italia ha accettato infatti di restituire alla guardia costiera libica 10 motovedette che le erano state donate ai tempi del colonnello Gheddafi. Le prime quattro sono state consegnate a maggio, le altre sei dovrebbero partire a giugno. Preoccupazione viene espressa da Amnesty International. "Se gli stati membri dell'Unione europea - dice l'organizzazione umanitaria - intenderanno proseguire ad addestrare la Guardia costiera libica e a fornirle imbarcazioni, dovranno istituire un sistema rigoroso di monitoraggio e valutazione dell'impatto di tale cooperazione sui diritti umani".