Fidel Castro, il leader comunista amico di tre Papi

Dall'incontro storico, per una volta in giacca e cravatta, con Wojtyla agli incontri con Ratzinger alla trattativa di Bergoglio per la normalizzazione dei rapporti Usa-Cuba

Lo strorico incontro tra Fidel Castro e Wojtyla

Lo strorico incontro tra Fidel Castro e Wojtyla

Città del Vaticano, 26 novembre 2016 - Il più longevo leader comunista della è stato in realtà grande amico di tre Papi. "Nella apertura di Cuba al mondo e del mondo a Cuba decisivo è stato il ruolo diplomatico della Chiesa cattolica", sottolinea la Radio Vaticana. 

Sei, in diversi momenti, gli incontri del 'Comandante' con San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Indimenticabile quello del 21 gennaio del 1998 a L'Avana con il Papa polacco appena sceso dall'aereo: i due si parlarono guardando i propri orologi come a siglare visivamente un istante che diventava storia. E in quell'occasione il Lider Maximo era in giacca e cravatta, avendo dismesso per rispetto la 'tenuta' da rivoluzionario. Poco dopo il lider maximo si presentò a sorpresa nell'albergo dei giornalisti (l'Habana libre che era stato il suo quartier generale) e i vaticanisti si sentirono chiamare uno a uno al telefono dalla reception con un incredibile "il comandante l'attende nella hall".

Al termine del suo viaggio San Giovanni Paolo II parlò di "grande fiducia nel futuro" di Cuba: "Costruitelo con gioia, guidati dalla luce della fede, con il vigore della speranza e la generosita' dell'amore fraterno, capaci di creare un ambiente di maggiore libertà e pluralismo". 

"Un auspicio - sottolinea Radio Vaticana - che ha camminato nel tempo sostenuto anche da Benedetto XVI che nel settembre del 2012 proprio a Cuba ribadì l'auspicio di un "cammino comune" per tutti i cubani: "l'ora presente - disse Ratzinger - reclama in modo urgente che, nella convivenza umana, nazionale ed internazionale, si eliminino posizioni inamovibili ed i punti di vista unilaterali che tendono a rendere piu' ardua l'intesa ed inefficace lo sforzo di collaborazione". 

E' stato poi Papa Francesco che 'sull'isola della rivoluzione' ha parlato di "piccoli ponti" che uno dopo la altro "fanno il grande ponte della pace". Bergoglio è stato con i suoi principali collaboratori (il segretario di Stato Pietro Parolin e il sostituto Giovanni Angelo Becciu) tra i protagonisti delle trattative riservate (svoltesi anche in Vaticano) che hanno portato alla normalizzazione delle relazioni tra Washington e L'Avana. 

Tra le persone che hanno più efficacemente lavorato per l'apertura di Cuba al mondo e alla Chiesa Cattolica va ricordato anche lo storico portavoce di Wojtyla, Joaquin Navarro Valls, che san Giovanni Paolo II inviò in avanscoperta a Cuba prima del suo storico viaggio del 1998 che grazie al lavoro paziente di Navarro fu un grandioso successo e potè segnare la storia non solo dell'America e della Chiesa cattolica, ma del mondo intero.

Un incontro che cambiò Fidel per sempre: "Ho vissuto - confidò a Wojtyla - delle esperienze personali che mi permettono di apprezzare molti aspetti del suo pensiero". Poi, quando aveva già passato la mano del governo al fratello Raul, l'incontro con Ratzinger nel marzo 2012 al quale con molta semplicità aveva rivolto una domanda curiosa: "Cosa fa un Papa?". "E' al servizio della Chiesa universale", gli aveva risposto Benedetto XVI.  Fidel nell'occasione ha voluto ringraziare Ratzinger per due beatificazioni: quella di Madre Teresa, benefattrice di Cuba, per la quale egli aveva venerazione e gratitudine, e quella di Giovanni Paolo II che venne a Cuba nel 1998. E il Papa tedesco gli ha parlato della sua contentezza di essere a Cuba e della cordialità con la quale è stato accolto. 

Fidel ha raccontato di aver seguito tutto il viaggio con la tv. Nella conversazione il Pontefice e il comandante rivoluzionario sono poi scivolati sul terreno dei massimi sistemi.  Castro ha rilevato infatti "la difficoltà dei tempi di oggi con la scienza che si trova a non saper rispondere alle esigenze della umanità di oggi". E il Papa ha collegato questo tema con "l'assenza di Dio, con il non conoscimento di Dio che è importante per dare liberta' e responsabilità". Alla fine l'ex comandante rivoluzionario ha chiesto all'ex professor Ratzinger qualche libro sui temi toccati e il Papa teologo ha promesso di mandarglieli.

A onorare quella promessa fu però Papa Francesco due anni dopo, quando nel settembre 2015 andò a trovarlo a casa e gli portò diversi libri, tra i quali quello (corredato da cd) con le omelie di padre Armando Llorente, il gesuita morto in esilio a Miami che Castro aveva avuto come insegnante nel Collegio di Belen. Anche Raul, nell'udienza privata con il Papa in Vaticano il 10 maggio 2015, aveva ricordato a Francesco di aver studiato dai gesuiti. E poi aveva aggiunto: "Se il Papa continua così, tornerò alla Chiesa cattolica".