Mogadiscio, oltre 300 le vittime dell'attacco con camion-bomba

Il governo accusa il gruppo estremista di al-Shaabab, ma manca una rivendicazione. Tra le vittime anche 15 bambini su uno scuolabus

Attentato a Mogadiscio, oltre 300 morti (Lapresse)

Attentato a Mogadiscio, oltre 300 morti (Lapresse)

Mogadiscio, 16 ottobre 2017  - Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime dell'attentato di sabato a Mogadiscio con due camion-bomba. Ora i morti sono oltre 300, ma il numero potrebbe aumentare perché tra i circa 500 feriti molti sono in gravi condizioni. Tra le vittime anche 15 bambini che erano a bordo di uno scuola bus, rimasto investito dalle esplosioni. Poi ci sono decine di dispersi, almeno 100 secondo quanto riportato da al Jazeera. 

Le autorità attribuiscono agli Shabaab l'attentato, ma al momento non è giunta alcuna rivendicazione. Solitamente i jihadisti attivi in Somalia, rivendicano i loro attacchi a distanza di poche ore. Altro particolare, che potrebbe far dubitare si tratti di un atto degli Shaabab, è il fatto che l'albergo Safari, uno degli edifici andati distrutti, non è frequentato da esponenti di governo, spesso nel mirino dei miliziani.  

L'attentato è stato messo a segno due giorni dopo le dimissioni del Capo delle forze armate, Ahmed Jimale Irfid, in carica da aprile, e del ministro della Difesa, Abdirashid Abdullahi Mohamed. Mancano motivazioni ufficiali di queste dimissioni, ma alcune fonti hanno detto che alcuni Paesi che sostengono la Somalia nella ricostruzione delle proprie forze armate e nella lotta contro gli Shabaab avrebbero presentato lamentele nei loro confronti. 

Secondo altre fonti il ministro si sarebbe dimesso a fronte di una mancata collaborazione da parte del premier somalo Hassan Ali Khaire. Le loro dimissioni sono arrivate in un momento di forte instabilità politica del Paese, con tensioni tra le autorità regionali somale che contestano all'autorità costituzionale del governo del presidente Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo, la sua decisione di tenere il Paese neutrale rispetto alla crisi tra i Paesi del Golfo.