Migranti, a Tripoli anche droni e sottomarini. "Così l’Italia fermerà gli scafisti"

Il provvedimento sulla missione militare martedì in Parlamento Ma è giallo Sarraj: "Mai chiesto l'invio di navi italiane"

Navi italiane contro i trafficanti (Archivio Ansa)

Navi italiane contro i trafficanti (Archivio Ansa)

"La richiesta che ci è pervenuta dalle autorità libiche di assistenza alla Guardia Costiera nel contrasto ai trafficanti di esseri umani, una collaborazione e non una sostituzione, è molto importante e può essere un punto di svolta". Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni commenta di nuovo la sollecitazione che gli è arrivata dal capo del governo libico di unità nazionale Fayez Sarraj, subito dopo l’incontro con il presidente del Partito Socialdemocratico tedesco Martin Schulz. Il capo del governo italiano, che ieri ha ricevuto una telefonata di Emmanuel Macron, tiene a ribadire che "si deve rafforzare la capacità di controllo delle autorità locali e avere tramite l’Unhcr (l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, ndr) e l’Organizzazione internazionale per i migranti la capacità di accogliere, decidere i rimpatri e dare asilo". "Nel medio periodo – spiega – dobbiamo lavorare sulle cause profonde che spingono i flussi delle grandi migrazioni come guerre, carestie, cambiamenti climatici o aspirazioni a una vita diversa". Ieri mattina ha visto a Palazzo Chigi il titolare degli Esteri Angelino Alfano, il ministro degli Interni Marco Minniti e la responsabile della Difesa Roberta Pinotti.

Le modalità di intervento delle unità militari italiane all’interno delle acque territoriali della Libia saranno dibattute dal Parlamento a partire da martedì. Nel mare a nord della costa del Paese africano è in corso dal 12 marzo del 2015 l’operazione 'Mare Sicuro' della Marina militare, 4 navi guidate da una fregata classe Fremm (ora la Margottini alla quale subentrerà la Alpino) sul cui ponte possono atterrare gli elicotteri Sh90 e in grado di ricevere immagini raccolte dai droni (aerei senza pilota). Al contingente partecipano anche 5 aerei e un paio di sommergibili. Il grosso dei militari, in tutto circa 700, è fornito dalla Brigata san Marco. Per le operazioni in acque libiche dovrebbero aggiungersi i marinai incursori del Comsubin e una nave-spia, la Elettra, che capta segnali radio e radar. I compiti attuali dello schieramento sono "la protezione e la sorveglianza delle piattaforme petrolifere di interesse nazionale", in particolare dell’Eni, e "la deterrenza e il contrasto del terrorismo internazionale". La soluzione più semplice sarebbe allargare a sud la zona di operazioni della piccola flotta. Di questo si discuterà nel consiglio dei ministri di oggi. In Parlamento la missione in acque libiche, che verrà discussa a partire da martedì, avrà l’appoggio di Forza Italia. "Se dopo sei anni – ha dichiarato Silvio Berlusconi – i governi della sinistra hanno finalmente capito che questa è la strada giusta, siamo i primi a compiacercene". A sinistra del Pd invece le acque sono agitate. Erasmo Palazzotto, esponente di Sinistra Italiana e vicepresidente della commissione Esteri della Camera, è dell’avviso che "inseguire la Francia sul terreno dell’interventismo avrebbe conseguenze disastrose".