Migranti, Francia e Spagna contrarie a sbarchi nei loro porti

Domani sul tavolo della Commissione Ue "misure concrete". Gentiloni: "Ue eviti che situazione diventi insostenibile". Macron: "Non confondere rifugiati politici con migranti economici"

Migranti (ansa)

Migranti (ansa)

Roma, 3 luglio 2017 - Dopo la riunione a tre di ieri a Parigi tra Italia, Francia e Germania, il tema migranti arriva domani sul tavolo della Commissione europea, in occasione della riunione settimanale. Dopo la "piena intesa" raggiunta al summit tra i ministri dell'Interno di Italia, Germania e Francia - e a cui ha partecipato anche il commissario per gli Affari Interni Dimitris Avramopoulos -, l'Ue fa sapere di essere al lavoro per preparare alcune "misure concrete" sugli sbarchi, dopo le richieste italiane della scorsa settimana e in vista della riunione informale di giovedì a Tallin, con i ministri degli Interni dei 28 paesi europei. Uno dei nodi da sciogliere, affrontato anche nell'incontro a tre - dove è stato prodotto un documento su più punti che l'Italia presenterà giovedì all'incontro dei 28 - sarà l'ipotesi permettere lo sbarco dei migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale non solo nel nostro Paese ma anche in altri porti. Idea che, secondo fonti di Bruxelles, troverebbe la contrarietà di Francia e Spagna. Intanto il premier Paolo Gentiloni è tornato sul tema migranti alla 40esima conferenza della Fao a Roma, invocando "risultati concreti" dopo le iniziative italiane.

GENTILONI - "L'iniziativa italiana ha prodotto dei primi risultati e mi auguro che generino effetti concreti", ha detto il premier da Roma riferendosi all'intesa sui flussi migratori raggiunta a Parigi. "L'Italia intera è mobilitata per far fronte ai flussi e chiede una condivisione Ue che è necessaria se si vuole tener fede alla propria storia e ai propri principi. È necessaria per l'Italia per evitare che i flussi diventino insostenibili alimentando reazioni ostili nel nostro tessuto sociale", ha aggiunto Gentiloni. Fra i punti chiave nel documento prodotto all'incontro a tre di Parigi, che l'Italia presenterà giovedì in Estonia, un codice di condotta per le Ong - redatto dall'Italia per migliorare il coordinamento delle operazioni condotte nel Mediterraneo -, sostegno alla Guardia costiera libica, aiuti all'Oim e all'Unhcr. 

DOMANI LA COMMISSIONE - Intanto la Commissione ha fatto sapere di stare lavorando a "misure concrete". Al collegio di domani l'esecutivo "discuterà e presenterà una serie di misure di sostegno per l'Italia e per ridurre i flussi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, che poi dovrebbero servire da base" alle discussioni di Tallinn, ha annunciato il portavoce Alexander Winterstein. "Sarà un piano d'azione molto concreto", ha aggiunto, anche se non saranno decise nuove misure. L'obiettivo è quello di "rafforzare il nostro lavoro collettivo sulla politica migratoria", ha precisato la portavoce di Avramopoulos, Natasha Bertaud: di nuovo c'è "il bisogno di fare delle cose immediatamente, ma sapendo che questo problema non è nuovo e non sono nuove nemmeno le soluzioni. Ciò di cui c'è bisogno ora è un'accelerazione" di quanto già deciso. In particolare, è probabile che la Commissione inviti gli Stati ad aumentare l'impegno dei governi per finanziare il fondo sull'Africa, così come è possibile che sarà affrontato l'aspetto della redistribuzione dei profughi: sia chiedendo all'Italia di registrare i possibili candidati alla partenza con maggiore tempestività, ma anche ipotizzando una modifica dei criteri legati alla nazionalità di origine. E infine, la questione di indirizzare gli sbarchi verso altri Paesi.

FRANCIA E SPAGNA - Su questo, però, secondo alcune fonti di Bruxelles, domenica sera a Parigi la Francia avrebbe escluso l'uso dei propri porti per accogliere le navi dirette in Italia e anche la Spagna avrebbe comunicato la sua contrarietà. Del resto, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha ribadito nel suo discorso a Versailles un concetto già espresso pochi giorni fa: per fronteggiare l'emergenza migranti bisogna "accogliere i rifugiati politici che corrono un rischio reale, perché fa parte dei nostri valori, senza però confonderli con i migranti economici e senza abbandonare l'indispensabile mantenimento delle nostre frontiere".