Martedì 23 Aprile 2024

Attentato a Londra, 4 vite spezzate. Il conto è più pesante

A mani nude contro il killer: così è morto l'agente. Dubbi sul piano sicurezza IL RACCONTO "Io, fiorentina dentro Westminster, un botto, poi è iniziata la paura - di LORENZO PEDRINI BELGIO, auto sulla folla: fermato un uomo

Le tre vittime dell'attentato di Londra (Ansa)

Le tre vittime dell'attentato di Londra (Ansa)

Londra, 24 marzo 2017 - CHI HA provato a soccorrerla avrà pensato per un attimo di trovarsi di fronte a un manichino, uno di quelli usati dai Monty Python nei loro macabri sketch. Solo che stavolta la realtà superava di gran lunga anche il miglior set di una commedia gotica: sul Westminster bridge, incastrato a pancia in giù sotto la ruota di uno di quei bus rossi a due piani, tipici della City, c’era il corpo senza vita di lei, Aysha Frade, 43 anni, la prima delle quattro vittime, oltre all’attentatore, dell’attacco di Londra. L’ultima, invece, è stata un 75enne, deceduto nella tarda serata di ieri in ospedale: era stato colpito dal suv della morte mentre passeggiava sul ponte. 

FOCUS Chi sono le vittime

Origini spagnole e passaporto britannico, la professoressa Frade insegnava la lingua madre al DLD College, a pochi passi dal luogo dove è stata uccisa. «Era molto apprezzata e amata dai nostri studenti e dai suoi colleghi», l’ha ricordata Rachel Borland, la preside dell’istituto. Il suv dell’islamista ha falciato in pieno la professoressa che stava andando a prendere a scuola le figlie, di 8 e 11 anni. Frade è ricaduta sul selciato, venendo travolta una seconda volta, l’ultima, dall’autobus. Sul ponte di Westminster ha perso la vita anche un turista statunitense, Kurt Cochran, 54 anni, residente nello Utah. Era in vacanza a Londra con la moglie Melissa. La coppia stava festeggiando i suoi 25 anni di matrimonio e ieri sarebbe dovuta rientrare Oltreoceano. Cochran è spirato al pronto soccorso per le gravi ferite riportate, mentre la consorte è ancora ricoverata: ha una gamba rotta, una costola fratturata, un taglio alla testa, ma i medici dicono che ce la farà. 

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DISARMATO, ha provato a fermare il suo omicida con le mani: è morto così l’agente di polizia Keith Palmer, 48 anni, di guardia all’esterno del Palazzo di Westminster. Quando ha visto il terrorista, che, dopo essersi schiantato con il suo 4x4 contro il muro di cinta del Parlamento, correva verso l’entrata della Camera dei Comuni, il poliziotto gli si è parato davanti, intimandoli l’alt. È in quel momento che l’assalitore ha iniziato ad accoltellarlo alla testa con due lame. Come raccontato al Qn dal campione olimpico di boxe, Maurizio Stecca, che ha assistito la scena a una decina di metri di distanza, Palmer è caduto a terra sotto i fendenti dell’aggressore per poi rialzarsi qualche istante dopo prima di crollare al suolo definitivamente. Inutili i tentativi di rianimarlo praticati anche dal sottosegretario agli Esteri, il tory, Tobias Ellwood, ex militare. Scotland Yard ha lanciato una pagina web per ricordare Palmer ed è stata organizzata anche una colletta per aiutare la vedova.   

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L’UCCISIONE del poliziotto pone più di qualche interrogativo sui livelli di sicurezza di quello che resta uno dei Palazzi del potere della democrazia occidentale. Palmer era disarmato, come nella migliore tradizione dei ‘bobby’ londinesi. D’altronde i numeri parlano chiaro: solo il 4,4% degli agenti britannici gira armato e l’anno scorso, in tutta l’Inghilterra e il Galles, sono stati sparati soltanto sette colpi ed è il livello più alto dal 2009. Se poi ci si concentra sulla Metropolitan Police, quella di Londra, i dati sono ancora più eloquenti, con più di nove agenti della capitale su dieci che in servizio non usano pistole.

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Certo che, in piena allerta terrorismo, anche se sui media inglesi l’argomento è scartato in nome del lutto e dell’amor di patria, c’è da chiedersi se sia stato opportuno lasciare senza armi le guardie all’esterno di Westminster. Questo anche perché, a dispetto di quanto trapelato in un primo momento, l’attentatore di Londra è stato freddato con tre colpi di pistola non da un collega di Palmer in borghese. A sparargli è stato un bodyguard del ministro della Difesa britannico. Che poteva come non poteva essere presente al momento dell’attacco.