Libia, Tobruk contro l'ambasciata italiana: "Occupazione militare"

Tripoli, replica della Farnesina: "Vuole creare tensioni nel Paese"

Soldati libici all’esterno dell’ambasciata italiana (Foto Ansa)

Soldati libici all’esterno dell’ambasciata italiana (Foto Ansa)

Roma, 14 gennaio 2017 - L’Italia in Libia si muove su lastre di ghiaccio sempre più sottili. E i nemici si moltiplicano al punto che fonti italiane qualificate temono il rischio di attentati alla base che ospita il nostro ospedale militare a Misurata e alla nostra ambasciata appena riaperta.

Al governo islamista di Ghwell e alle milizie estremiste vicine al mufti di Tripoli si aggiunge con sempre maggiore nettezza il governo di al Thani, che controlla la Cirenaica. Ieri è tornato a battere la grancassa proprio il governo di Tobruk – il cui uomo forte è il generale Khalifa Haftar – che ha sparato ad alzo zero. L’esecutivo ha inviato mercoledì una nota diplomatica urgente a tutte le (proprie) rappresentanze diplomatiche libiche per informarle del presunto «ritorno militare dell’ambasciata italiana nella capitale». Non solo. «Un vascello militare italiano carico di soldati e munizioni – ha aggiunto – è entrato nelle acque territoriali libiche. È una chiara violazione della carta delle Nazioni Unite e una forma di aggressione reiterata».

Il nostro governo ribatte a mezza voce che già nei giorni scorsi Tobruk ha cercato di strumentalizzare l’invio della nave San Giorgio della Marina militare italiana che – inquadrata nell’Operazione Sophia assieme alla nave olandese Rotterdam – ha il compito di addestrare personale della Guardia costiera libica su richiesta del governo di unità nazionale di Tripoli. Cosa che ieri ha confermato anche il portavoce della Marina libica, colonnello Ayb Gassem, che ha sostenuto come «nave San Giorgio si è avvicinata alla costa libica nell’ambito dell’addestramento della Guardia costiera libica e a causa della cattive condizioni meteo è rimasta nelle vicinanze delle acque territoriali libiche dopo che ne eravamo stati messi a conoscenza».

Ma tutto lo strumentalizzabile viene strumentalizzato e ieri è filtrata da fonte libica anche la notizia che durante la prova di forza tentata l’altroieri dalle milizie vicine al premier islamista Ghwell è stato necessario far evacuare di corsa la delegazione italiana che stava incontrando il ministro della Difesa e della quale facevano parte il direttore dell’Aise, Alberto Manenti e il generale Paolo Serra, consigliere militare del rappresentante delle Nazioni Unite per la Libia, Martin Kobler. La notizia è stata smentita da Giacomo Stucchi, presidente del Copasir. Per il nostro governo «Tobruk sta cercando di creare tensioni nel Paese»

DA NOTARE che contro gli italiani si era espresso con durezza anche Ghwell che aveva chiesto che «i militari italiani lascino Misurata» e intimato «ai traditori del Consiglio presidenziale di non vendere il Paese ai colonizzatori italiani». E il clima è pesante non solo per gli italiani. Sull’altro fronte, quello di Tobruk, il governo ha dichiarato ieri che «più di 1000 soldati americani sarebbero stati dispiegati in Libia», notizia anche questa esagerata – sul campo ci sono un centinaio di forze speciali americane, britanniche e francesi – ma che sembra confermare il progressivo spostamento del governo di Tobruk (sostenuto da Egitto, Arabia Saudita, Emirati e Francia) verso la Russia. Il campo vicino agli islamisti (Qatar e Turchia) è in allarme e ieri il quotidiano panarabo al Qods al Arabi – di proprietà del Qatar – ha scritto che Haftar, nella sua visita dell’altroieri sulla portaerei russa Admiral Kuznetsov avrebbe firmato un accordo per l’installazione di una base russa in Cirenaica.

Forse si tratta anche in questo caso di propaganda, ma è possibile che ci si arrivi. E nel caso Mosca farebbe decisamente pendere il piatto della bilancia per Haftar.