Venerdì 19 Aprile 2024

Canada, rientrata famiglia per 5 anni in ostaggio dei talebani

Joshua Boyle e sua moglie Caitlan Coleman stavano viaggiando in oriente quando furono sequestrati. Durante la prigionia sono nati quattro figli, ma la femmina è stata uccisa dagli estremisti

Joshua Boyle all'arrivo all'aeroporto di Toronto (Ansa)

Joshua Boyle all'arrivo all'aeroporto di Toronto (Ansa)

Toronto 14 ottobre 2017 - Cinque anni nelle mani dei talebani. Tanto è durato il rapimento di Joshua Boyle e di sua moglie Caitlan Coleman, rientrati oggi in Canada con i tre figli nati durante la prigionia, di cui uno in precario stato di salute. La coppia, sposata nel 2011, stava facendo un tour in oriente quando fu sequestrata subito dopo l'ingresso in Afghanistan (nel 2012) dai talebani, che poi li cedettero alla rete alleata Haqqani in Pakistan. Aquel tempo la donna era già incinta del primo bambino.

Drammatici i racconti dell'uomo, di nazionalità canadese. Boyle ha infatti riferito che la loro quarta figlia è stato uccisa dagli estremistri, i quali hanno anche violentato la moglie. "La stupidità e la cattiveria della rete Haqqani di rapire un pellegrino e sua moglie incinta di vari mesi impegnata nell'assistenza di persone bisognose neglle regioni afghane controllate dai talebani è stata eclissata solo dalla stupidità e cattiveria di autorizzare l'uccisione della mia figlia femmina dopo il mio rifiuto di accettare un'offerta che mi era stata fatta ", ha detto ai giornalisti appena scesa dall'aereo che lo ha riportato in patria. Trattenendo a stento le lacrime, l'uomo ha spiegato che la conseguenza del suo rifiuto ha portato "allo stupro di mia moglie, non come atto solitario, ma da parte di un guardiano assistito dal comandante delle guardie e sotto la supervisione del comandante di Haqqani, Abu Hajar".  

Nessuna dichiarazione invece dalla moglie, di nazionalità statunitense, apparsa con capo coperto da un fazzoletto. La famiglia ha reagito alla circostanza con "ineguagliabile resilienza e determinazione", ha affermato Boyle in un testo scritto consegnato all'Associated Press. Nella stessa nota Boyle ha espresso il suo disaccordo con la politica estera statunitense. "I loro interessi non sono i miei interessi", ha scritto.

La famiglia è stata liberati dalle forze armate pachistane su segnalazione dei servizi segreti americani.