Sabato 20 Aprile 2024

Gerusalemme: morti due palestinesi, 780 feriti. Razzi da Gaza, raid di Israele

Onu, strappo Usa-Ue. Hamas: l'Intifada non si ferma qui

Gerusalemme, scontri e feriti a Gaza (Afp)

Gerusalemme, scontri e feriti a Gaza (Afp)

Roma, 8 dicembre 2017 - Sale alle stelle la tensione in Medio Oriente dopo la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele. In serata c'è stato un lancio di missili da Gaza verso il sud di Israele, uno dei quali ha colpito un'auto parcheggiata a Sderot mentre un altro è stato intercettato dallo scudo difensivo Iron Dome. I jet israeliani hanno risposto bombardando postazioni del braccio armato di Hamas nel nord della Striscia: nell'attacco ci sono stati una decina di feriti, uno dei quali è poi deceduto. È la seconda vittima palestinese oggi nella Striscia; il bilancio conta 780 feriti in Cisgiordania. 

Per tutta la giornata i Territori palestinesi, da Betlemme a Gaza, e la stessa Gerusalemme sono stati teatro di scontri violentissimi. I palestinesi sono scesi in piazza a Betlemme, Hebron, Qalqilya, Ramallah, Nablus e a Beit Khanun e hanno lanciato pietre contro i soldati israeliani, che hanno risposto con lanci di lacrimogeni, proiettili di gomma, e in alcune circostanze fuoco vivo.

STRAPPO UE-USA - Ai lanci di pietre nella Città Santa e sulle strade polverose della Cisgiordania e della Striscia, si è aggiunto però un macigno diplomatico che l'Italia e altri quattro Paesi europei hanno deposto sul tavolo del Consiglio di sicurezza dell'Onu, riunito d'emergenza. Nella dichiarazione congiunta sottoscritta anche da Francia, Germania, Gran Bretagna e Svezia si condanna con fermezza la decisione dell'amministrazione Trump: "Siamo in disaccordo" con una scelta che "non è in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e non è di aiuto alla prospettiva per la pace nella regione". "Lo status di Gerusalemme deve essere determinato attraverso negoziati tra israeliani e palestinesi", hanno aggiunto i cinque Paesi, tra cui figurano due stretti alleati di Usa e Israele come Italia e Gran Bretagna. Nel suo intervento l'ambasciatore italiano, Sebastiano Cardi, ha espresso grande preoccupazione "per il rischio di disordini e tensioni nella regione" e ha ribadito che "non c'è alternativa alla soluzione dei due Stati". "L'Italia ribadisce il suo impegno a lavorare a questo obiettivo, contribuendo alla ripresa di un significativo processo di pace", ha concluso.

MONTANO LE PROTESTE - Intanto montano le proteste in diversi Paesi arabi: manifestanti in piazza dall'Egitto alla Giordania, dall'Iraq alla Turchia, dal Bahrein al Sudan, in Indonesia, Afghanistan, Pakistan, Malaysia e anche a Tunisi. E in un comunicato affidato all'agenzia ufficiale egiziana Mena, il Grande Imam di al-Azhar, Ahmed Al Tayyib, massima espressione dell'Islam sunnita, ha chiesto ai paesi del mondo islamico, alla Lega Araba, all'Organizzazione della Cooperazione Islamica e alle Nazioni Unite una azione immediata e decisa per "bloccare l'applicazione della decisione Usa di trasferire l'ambasciata americana a Gerusalemme". Trasferimento per il quale ci vorranno più di 2 anni, ha spiegato il segretario di Stato Usa Rex Tillerson nel ribadire che lo status finale di Gerusalemme sarà definito dai negoziati tra israeliani e palestinesi. Il Grande Imam di al-Azhar ha fatto poi sapere che si rifiuterà di incontrare il vicepresidente Usa Mike Pence, la cui missione nella regione è stata annunciata dal presidente Trump. 

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HAMAS MINACCIA ANCORA - "Né Trump né alcun altro potrà cambiare la verità storica e geografica e la identità della Città Santa. Sogna chi pensa che tutto si esaurirà con le manifestazioni", ha affermato a Gaza il capo dell' ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh. "La santa Intifada di oggi ha inoltrato due messaggi: il primo, che respingiamo la decisione del presidente Trump (su Gerusalemme, ndr), e il secondo che siamo pronti ad immolarci per difendere Gerusalemme".