Mercoledì 24 Aprile 2024

Gerusalemme, Hamas chiama alla nuova Intifada. Israele: "Colpite due postazioni a Gaza"

Site: Isis e al Qaeda minacciano attacchi contro gli americani. Due razzi lanciati da Gaza verso israele: suonano le sirene anti-missile

Manifestanti palestinesi lanciano pietre (AFP)

Manifestanti palestinesi lanciano pietre (AFP)

Tel Aviv, 7 dicembre 2017 - Primi scontri a Gaza e in Cisgiordania dopo la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele. Secondo fonti mediche riportate dal quotidiano israeliano Maariv, 114 palestinesi sono rimasti da armi da fuoco, intossicati da gas lacrimogeni o contusi da proiettili rivestiti di gomma. 

Nel tardo pomeriggio due razzi sono stati lanciati dal nord di Gaza verso Israele. Nelle zone israeliane attorno alla Striscia poco prima erano risuonate le sirene di allarme e la popolazione è corsa nei rifugi. Immediata la reazione di Israele: l'esercito, scrive il sito di Haaretz, ha attaccato due postazioni dentro la Striscia di Gaza. Il portavoce militare israeliano ha confermato che, in risposta al lancio di razzi dalla Striscia, l'esercito dello stato ebraico ha risposto colpendo con tiri di tank e di un aereo due postazioni "terroristiche" di Hamas nella parte centrale della Striscia. L'esercito - ha aggiunto il portavoce - ritiene "Hamas responsabile per le attività ostili messe in atto contro Israele dalla Striscia di Gaza".

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Proteste sono in corso in diverse località, in particolare a Betlemme (dove è stato spento  l'albero di Natale in Piazza della Mangiatoia), Hebron e Ramallah, Tulkarem e Qalqilya. Altri incidenti sono segnalati nella zona compresa fra Ramallah e Gerusalemme. I manifestanti stanno dando alle fiamme bandiere americane e israeliane, così come poster di Trump e Netanyahu. Intanto Israele ha chiuso il valico di Gilboa, vicino a Jenin, in Cisgiordania.

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L'APPELLO DI HAMAS - Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, stamane ha rivolto un appello alla sollevazione palestinese contro Israele in risposta alla decisione del presidente degli Stati Uniti. In una dichiarazione trasmessa on line, Haniyeh ha invocato "un'intifada popolare globale, proprio come ha fatto il nostro popolo a Gerusalemme" (il riferimento è all'ondata di proteste all'inizio di quest'anno contro i cambiamenti dello status quo per la Moschea di al-Aqsa (il Monte del Tempio). Haniyeh ha esortato tutte le fazioni palestinesi a mettere da parte le loro divergenze per una strategia congiunta contro Israele e gli Stati Uniti. 

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Haniyeh ha osservato che 30 anni fa, il 9 dicembre 1987, prese le mosse da Gaza la prima Intifada, ossia la rivolta delle pietre. "Dobbiamo rilanciare dunque una lotta popolare generale", ha affermato. "Facciamo appello affinché domani 8 dicembre sia il giorno in cui si scatenino la collera e la intifada palestinese contro la occupazione a Gerusalemme e nella Cisgiordania". "La forza che abbiamo costruito, la forza della resistenza, sarà un elemento determinante per la vittoria del nostro popolo che anela a tornare sulla sua terra", ha detto ancora Haniyeh. "Gerusalemme è la capitale del popolo palestinese. Tutta la Palestina, dal fiume (Giordano, ndr) al mare è dei palestinesi". Haniyeh ha anche lanciato un nuovo appello ad al-Fatah affinché esca "dal tunnel degli accordi di Oslo", cessi la cooperazione di sicurezza con Israele e cementi la riconciliazione e la unità nazionale palestinese. In primo luogo l'Anp di Abu Mazen dovrà annullare le sanzioni economiche inflitte alla Striscia nei mesi passati, ha rilevato il leader di Hamas. 

Nel frattempo l'esercito israeliano ha rafforzato la presenza di truppe in Cisgiordania. "In seguito a un esame della situazione da parte dello Stato maggiore, è stato deciso che un certo numero di battaglioni saranno inviati come rinforzo in Giudea-Samaria (Cisgiordania)", ha reso noto il portavoce militare israeliano. Le forze armate hanno messo in stato di allerta anche altre unità, ha aggiunto, "per far fronte a possibili sviluppi" legati alle proteste palestinesi per il riconoscimento Usa di Gerusalemme come capitale di Israele.

ISIS E AL QAEDA - I sostenitori dell'Isis e di al Qaeda minacciano attacchi contro gli americani. Lo riferisce il Site, il sito di monitoraggio dell'estremismo islamico sul web. "Vi taglieremo la testa e libereremo Gerusalemme", recita uno dei messaggi, in arabo, ebraico e inglese, postato online e corredato dalle immagini della moschea di al Aqsa.

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LE REAZIONI - Intanto continuano le prese di posizione dopo la decisione annunciata ieri da Trump. Il primo ministro britannico Theresa May ha detto di essere in disaccordo con la decisione degli Stati Uniti. In un comunicato stampa, il premier ha detto che questa decisione "non è di aiuto in termini di prospettive di pace nella regione". "L'ambasciata britannica in Israele si trova a Tel Aviv e non abbiamo alcuna intenzione di spostarla", ha detto May. "La nostra posizione sullo status di Gerusalemme è chiara e di lunga data: deve essere determinata da una soluzione negoziata tra israeliani e palestinesi e la città deve essere capitale condivisa degli stati israeliano e palestinese", ha aggiunto la premier. "In linea con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu, consideriamo Gerusalemme Est come parte dei Territori palestinesi occupati".

La decisione di Trump ha infiammato la regione. A dirlo è il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, prima di partire per la sua visita in Grecia. Il presidente turco ha annunciato che parlerà della questione con papa Francesco, con il presidente russo Vladimir Putin e con i leader di paesi occidentali come Germania, Regno Unito, Francia e Spagna. 

ISRAELE CONTRO MOGHERINI - Il ministero degli Esteri di Israele ha definito "sconcertante" la dichiarazione dell'Alta rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, che oggi ha criticato la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. "La posizione di Mogherini è sorprendente. Insistere sul fatto che Gerusalemme non è la capitale di Israele significa respingere un fatto storico indiscutibile", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Emanuel Najshon. "Smentire questa semplice verità significa prendere le distanze dalla pace, creando fra i palestinesi aspettative che sono fuori dalla realtà", ha proseguito, aggiungendo che "Trump ha fatto un passo coraggioso e giusto che fa progredire le possibilità della pace dicendo la verità".