Floyd, Trump rompe il silenzio durante la marcia: "Law and order"

Il presidente voleva dispiegare 10mila soldati per sedare la protesta, ma fu fermato. "A Washington una folla molto inferiore al previsto", scrive il tycoon su Twitter. Cortei in tutti gli Usa e nel mondo. Tremila Sardine a Piazza del Popolo

Floyd, la marcia a Washington (Ansa)

Floyd, la marcia a Washington (Ansa)

Whashignton, 7 giugno 2020 - "Law and order", ordine e legalità. Un tweet di Donald Trump squarcia la notte italiana, ma soprattutto la grande marcia contro il razzismo di Washington. Il presidente Usa rompe il silenzio mentre il mondo protesta contro le violenze della polizia a seguito della morte di George Floyd. Erano decine di migliaia, secondo gli osservatori, per le strade della capitale Usa. Una "folla molto inferiore al previsto", esulta Trump che, sempre su Twitter, ringrazia "la Guardia Nazionale, i Servizi Segreti e la Polizia di DC" per aver fatto "un lavoro fantastico". Si stimava che la manifestazione avrebbe potuto radunare a Washington alcune centinaia di migliaia di persone, senza però raggiungere il milione che nel 2017 aveva sfilato contro le discriminazioni contro le donne.

Ma cortei si segnalano in tutti gli Stati Uniti: migliaia hanno invaso il Golden Gate a San Francisco, numeri simili anche a Los Angeles. Un fiume di persone imponente a New York ha sfidato il coprifuoco, così come la manifestazioni pacifiche sono andate in scena da un lato all'altro della costa Usa. Tutti al grido di 'Black Lives Matter' ("Le vite dei neri contanto") e 'I can't breathe' ("Non riesco a respirare", l'ultima frase pronunciata da Floyd prima di morire). Ovunque, grandi metropoli e piccole città, è andato in scena il rito di inginocchiarsi per 8 minuti e 46 secondi, esattamente il tempo durante il quale il poliziotto di Minneapolis ha tenuto il suo ginocchio premuto sul collo di Floyd, uccidendolo. In tanti sono scesi in piazza anche nel resto del mondo, da Sydney a Londra, da Tunisi a Seul.

Sardine a Roma

Manifestazioni da nord a sud anche in Italia: a Roma, in Piazza del Popolo (FOTO), si è tenuto oggi il corteo lanciato da un vasto cartello di organizzatori, tra cui le '6000 Sardine' in memoria dell'afroamericano ucciso. Circa tremila i manifestanti, secondo gli organizzatori. Anche nella Capitale, come nelle altre proteste in giro per il mondo, dalle 12.03 alle 12.11 tutti in ginocchio con il pugno alzato, per lunghi 8 minuti e 46 secondi. Durante questi lunghi minuti, la piazza, ha urlato, simulando gli ultimi momenti di George, "I can't breath". Alla fine, tutti si sono alzati urlando "George è qui, no al razzismo". Poi, un altro slogan ritmato con l'applauso: "Siamo tutti antifascisti".

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Trump voleva l'esercito

Che Trump volesse ricorrere all'esercito per sedare le proteste, era noto. Ora emergono anche i numeri: il tycoon avrebbe chiesto lunedì, durante un meeting alla Casa Bianca, il dispiegamento di 10mila soldati per le strade d'America.  Ma il segretario alla Difesa, Mark Esper e il capo di Stato maggiore delle Forze armate americane, Mark Milley, avrebbero detto no. Lo riportano diversi media Usa, citando fonti del Pentagono.

Esper alla fine mise a disposizione circa 1.600 militari nella regione di Washington pronti a supportare, in caso di necessità, i 5.000 uomini della Guarda nazionale già mobilitati. Ma giovedì sera quei 1.600 soldati sono stati richiamati. Il generale Milley, nel corso di un confronto molto teso con Trump, avrebbe quindi contestato la legalità di un eventuale decreto del presidente per mobilitare le truppe e avrebbe effettuato una serie di chiamate al Congresso per allertare sulle intenzioni del presidente Usa. Milley avrebbe chiamato anche la speaker Nancy Pelosi e Chuck Schumer, un'altra al leader dei senatori democratici.

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Nuove proteste davanti a Casa Bianca

Non si fermano in America le proteste contro il razzismo e la polizia. Dopo le marce pacifiche di ieri, in serata migliaia di manifestanti sono di nuovo scesi in strada a New York e Washington. A Manhattan circa duemila persone si sono radunate a Columbus Circle davanti al Trump International Hotel al grido 'Throw him out', cacciatelo via, riferito al presidente Donald Trump. Nella capitale federale una grande folla si è nuovamente ritrovata davanti alla Casa Bianca, ancora protetta da un muro di recinzioni e barriere.