Giovedì 18 Aprile 2024

Trump, dazi al 100% su prodotti Ue (e italiani). "Nel mirino anche la Vespa"

Il Wall Street Journal: "Ipotesi dazi punitivi al 100%". Piaggio soffre in Borsa, ma assicura: "Non siamo preoccupati". Clima e immigrazione, il Vaticano contro il presidente Usa

La 'carica' delle Vespe (Ansa)

La 'carica' delle Vespe (Ansa)

Washington, 30 marzo 2017  - Il ciclone Donald Trump prende di mira anche i prodotti italiani. E, nel calderone, finisce anche un simbolo del made in Italy come la Vespa. Secondo il Wall Street Journal Washington sta valutando di imporre dazi punitivi su alcuni prodotti europei, come risposta al bando Ue sulla carne di manzo Usa trattata con ormoni. L'idea sarebbe quella di fissare imposte di pedaggio del 100% sugli scooter Vespa (Piaggio), l'acqua Perrier (Nestlè, che produce anche la San Pellegrino) e il formaggio Roquefort.  Facebook Italia commenta: i dazi sono contrari al mondo aperto, mentre il premier Paolo Gentiloni spiega: "La qualità non ha frontiere".

Dietro la misura ci sarebbero le proteste dei produttori di carne di manzo americani, secondo i quali l'Ue non ha aperto abbastanza i propri mercati alla loro carne di manzo non trattata con gli ormoni, come prevedeva un accordo del 2009. Nel mirino non ci sarebbe solo la Cina quindi, con l'intenzione, filtrata nei giorni scorsi, di rivedere lo 'status di economia di mercato' della Cina nell'ambito della Wto (l'organizzazione mondiale del commercio). 

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PIAGGIO - E proprio Piaggio sta accusando il colpo a Piazza Affari, dove è in discesa a seguito delle indiscrezioni provenienti da Oltreoceano. All'ora di pranzo il titolo cede intorno al 3%, dopo essere salito del 20% nell'ultimo mese. L'azienda di Pontedera, tuttavia, non è preoccupata dai possibili dazi, notizia che fra l'altro non la coglie di sopresa. Fonti vicine a Paiggio riferiscono che già a metà febbraio l'azienda ha partecipato assieme al CEO dell'AMA (American Motorcyclist Association) e ai responsabili di BMW, Ducati, KTM, Husqvarna a un 'public hearing' presso gli uffici dell'U.S. Trade Representative per spiegare le possibili ricadute dei dazi sull'economia e sull'occupazione locale. Per il gruppo peraltro il mercato americano complessivo corrisponde a meno del 5% del fatturato. Se si escludono i veicoli esportati in Sud America e le moto di grande cilindrata, che non rientrano nell'ipotizzato provvedimento restrittivo di Trump, il numero si riduce a circa 5.000 che rappresenta il 2% del fatturato.

APPLE - In questo contesto, pareva quanto meno inopportuna la battaglia contro Apple. Ecco allora che Trump, a pochi mesi dall'invito ai suoi sostenitori di boicottare i prodotti di Cupertino, ha ricominciato a usare l'iPhone. Lo ha confermato alla Nbc il direttore dei social media della Casa Bianca, Dan Scavino, secondo il quale da un paio di settimane i tweet del presidente Usa partono da un nuovo iPhone. Il presidente aveva sempre usato il vecchio device Android e si era anche rifiutato di usare un device sicuro, modificato e preparato per lui dall'intelligence. Il 19 febbraio 2016, durante la campagna elettorale, Trump aveva accusato Apple di "aiutare i terroristi islamici", durante lo scontro tra Cupertino e l'Fbi per lo sblocco dello smartphone di uno degli attentatori della strage di San Bernardino, in California.

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GENTILONI - "La qualità non ha frontiere: dazi, protezionismi, chiusure non possono essere barriere che mettono un freno, un muro alla qualità. La qualità è crescita e benessere per tutti", dice il premier intervenendo alla cerimonia della consegna della nave da crociera Majestic Princess. Da questo punto di vista, Gentiloni ha sottolineato che nell'attività di Fincantieri "c'è la qualità italiana, dobbiamo essere riconoscenti perché coinvolge centinaia e migliaia di piccole e medie imprese italiane".

LA PROTESTA DI FACEBOOK - Durissimo il commento di Luca Colombo, country manager di Facebook Italia: "Il protezionismo per noi è un mezzo disastro, sta nella missione di Facebook di rendere il mondo aperto e connesso, per tanti attori di questo settore e tante piattaforme digitali è un controsenso". 

TRUMP E IL VATICANO - Trump, tra annunci (tanti) e provvedimenti effettivamente portati a termine sta cercando di fornire la sua impronte, decisa, all'economia Usa. Di questi giorni la firma sull'''Ordine esecutivo sulla promozione dell'indipendenza energetica e la crescita economica' con cui l'America dice addio al 'Green Power Plan', il programma della presidenza Obama che, in applicazione degli accordi di Parigi sul clima del 2015, stabiliva misure per ridurre le emissioni di anidride carbonica del 32% entro il 2030. Una mossa che, unita al Travel Ban, preoccupa anche il Vaticano.  "Per fortuna - dice il card. Peter Turkson, capo dicastero per lo Sviluppo umano integrale - anche negli Stati Uniti ci sono voci di dissenso, voci contrarie, in disaccordo esplicito contro le posizioni di Trump: il suo bando contro le immigrazioni è stato bloccato da un avvocato delle Hawaii". "È un segno - spiega - che ci può essere un'altra voce e si spera che tramite i mezzi politici mano a mano Trump stesso cominci a ripensare alcune sue decisioni". E aggiunge: "Contiamo anche sull'azione di lobby della Chiesa Usa".