Corea del Nord, "Kim pronto a rapire turisti stranieri"

L’arma a sorpresa del regime, 12 giapponesi ancora in cella

Il leader nordcoreano Kim Jong-un (Ansa)

Il leader nordcoreano Kim Jong-un (Ansa)

Roma, 18 aprile 2017 - CRUDELE, spietato, spregiudicato. L’uomo che dal 2011 a oggi ha fatto giustiziare 340 persone, tra esponenti del suo regime caduti in disgrazia e potenziali oppositori, non ha solo l’arma nucleare o il bombardamento convenzionale o con testate chimiche di Seul o delle basi americane, tra le frecce avvelenate del suo arco. Fra le armi che il dittatore Kim Jon-un potrebbe rispolverare come ritorsione in caso di attacco Usa c’è anche quella di prendere ostaggi stranieri. Peraltro, non sarebbe una novità: la Nord Corea tra il 1977 e il 1983 – sotto il regno di Kim Il sung – lo ha già fatto.

Corea del Nord: "Rischio guerra nucleare improvvisa". Trump: "Spero soluzione pacifica"

Ha infatti rapito qualcosa come 485 cittadini sudcoreani e – ufficialmente per Tokyo – 17 giapponesi, solo cinque dei quali sono tornati a casa. Va detto che secondo alcune fonti i giapponesi rapiti sarebbero 886. Di certo sono 17, catturati quasi tutti in Giappone e portati in Corea del Nord. Tre di loro vennero presi addirittura in Europa (due a Madrid e uno a Copenaghen). Nel 1979, 4 ostaggi libanesi dissero di aver visto anche 3 francesi, 2 cinesi, 2 olandesi, un rumeno, un malese, una thailandese e tre italiane. Ma con ogni probabilità non si trattatava di ‘rapiti’ ma di espatriati volontari. Secondo un caporale che ne faceva parte e fuggì in Corea del Sud, l’unità di forze speciali che effettuava i rapimenti – l’11° storm corps – sarebbe stata ancora operativa nel 2006.

DI CERTO Kim non ha remore a usare ogni metodo per affermare il suo potere e liquidare chi crede non gli sia più fedele. Dal 2011 ha rimosso cinque ministri della difesa, uno dei quali, Hyon Yong Choll, fu giustiziato, nel maggio 2015, con una mitragliatrice antiaerea (che lo fece letteralmente a pezzi) nella scuola militare di Pyongyang, davanti a una folla della quale facevano parte i suoi parenti. Due anni prima, nel 2013, Kim Jong-un aveva fatto giustiziare suo zio Jang Song Thaek dandolo in pasto nudo a un branco di cani affamati, con l’accusa che voleva organizzare un colpo di stato. E poco dopo, accusandolo di essere in combutta con Thaek, fece uccidere con un lanciafiamme il vicemistro della sicurezza pubblica, O Sang-hon.

La purga, come abbiamo visto, è continuata fino a oggi. Il 14 febbraio, su ordine di Kim, due spie al soldo dei nordcoreani hanno ucciso in Malesia con gas nervino VX il suo fratellastro Kim Yong-nam, fratello maggiore del dittatore e fino al 2001 ritenuto il delfino ‘del caro leader’.

COREA_22030340_082820

COME ha ucciso il sangue del suo sangue, così ha anche ammazzato sue ex fidanzate come la bella cantante Hyon Song-wol, stella della Unahasu orchestra, uccisa nell’agosto 2013 assieme ad altri undici musicisti e cantanti suoi amici, tutti massacrati con una mitragliatrice, perché rei dell’improbabile accusa di vendere dei video porno. E probabilmente, è un femminicidio in puro stile Kim Jong-un.

Perché non è solo paranoicamente crudele, il leader, non solo usa il terrore per governare, ma pare che sia pure geloso. E, se la dolce Hyon – voce di (dimenticabili) hit come ‘Io amo Pyongyang’ e ‘Noi siamo le truppe del partito’ – non era più sua, non avrebbe dovuto essere di nessun altro. E così è stato. Chi non è con lui, è nella tomba.