Martedì 23 Aprile 2024

Congo, uccisi 14 caschi blu dell'Onu. Quaranta feriti

L'attacco nella provincia di Nord Kivu, nell'est del paese. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: "È il peggior attacco contro i caschi blu nella storia recente dell'Onu"

Un peacekeeper dell'Onu in Congo (foto d'archivio Afp)

Un peacekeeper dell'Onu in Congo (foto d'archivio Afp)

Washington (Usa), 8 dicembre 2017 - Quattordici peacekeeper dell'Onu sono stati uccisi in un attacco avvenuto ieri nell'est della Repubblica democratica del Congo, nella provincia di Nord Kivu, nell'est del paese. Altri 40 sono rimasti feriti. Il capo dei Caschi Blu Onu Jean-Pierre Lacroix ha reso noto su Twitter che l'attacco si è verificato ieri sera. Le evacuazioni sono in corso, ha spiegato Lacroix, che si è detto "indignato" dall'attacco ma non ha identificato gli autori.

La missione Onu di peackeeping in Congo è la più grande del mondo, per tentare di porre un argine ai conflitti tra i numerosi gruppi armati che si contendono il territorio nel grande paese centroafricano, ricco di risorse minerarie.

IL SEGRETARIO ONU - "È una giornata tragica per la famiglia Onu", ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres dopo la strage. "Condanno questo attacco senza riserve e chiedo alle autorità del Congo di portare i colpevoli alla giustizia". E ancora: "È il peggior attacco contro i caschi blu nella storia recente dell'Onu".

.LA SITUAZIONE IN CONGO - Proprio ieri un comunicato di Human Right Watch, nello spiegare le violenze che vengono perpetrate nelle regioni del Kivu (526 civili uccisi solo da giugno a novembre), aveva parlato di "molti fattori" tra cui le forze di sicurezza congolesi "responsabili di oltre 100 morti violente nei sei mesi passati". Si tratta della cifra più alta fra quelle attribuite a qualsiasi gruppo armato e circa un quinto del totale delle uccisioni documentate, sosteneva l'organizzazione per il rispetto dei diritti umani. Uno dei peggiori singoli casi era stato il massacro di almeno 39 profughi del Burundi uccisi a Kamanyola, nel Kivu Sud, il 15 settembre. "Il conflitto nell'est del Congo", dove si trova il Kivu Nord, "è stato esacerbato dalla crisi politica generale del Paese", ha scritto inoltre Hrw. Il riferimento è alle forti tensioni politiche e di sicurezza che scuotono la Repubblica democratica del Congo (Rdc) in seguito al rifiuto del presidente Joseph Kabila di tenere elezioni quando il suo mandato terminò circa un anno fa. La Commissione elettorale in ottobre ha annunciato che non sarà possibile andare alle urne prima dell'aprile 2019, creando ulteriore tensione attorno al presidente che è salito al potere dopo l'uccisione del padre nel 2001. Il governo ha proibito manifestazioni dell'opposizione da quando, l'anno scorso, le forze di sicurezza uccisero decine di manifestanti che chiedevano la dimissioni di Kabila. La complessità del conflitto congolese è attestato dall'esistenza, secondo Hrw, di 120 gruppi armati in solo due delle 26 province del paese.