Charlie Gard, l'ultima battaglia dei genitori: portarlo a morire a casa

L'ospedale non è d'accordo, ora il giudice dovrà decidere dove staccare i macchinari

I genitori di Charlie, Chris Gard e Connie Yates (LaPresse)

I genitori di Charlie, Chris Gard e Connie Yates (LaPresse)

Londra, 25 giugno 2017 - I genitori del piccolo Charlie Gard ancora in tribunale, questa volta per un'ultima richiesta, che il bimbo venga trasferito a casa prima di staccare la spina. 

Dopo mesi di battaglie legali, i genitori ieri hanno deciso di porre fine al calvario, ritirando la richiesta di trasferire il figlio negli Stati uniti per curarlo. Oggi sono rientrati all'Alta Corte di Londra. Secondo quanto riferito dal Daily Mail, Connie e il marito Chris vorrebbero fare un bagnetto al figlioletto e metterlo nella culla, prima dello straziante addio.

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L'ospedale però si è opposto perché il bimbo è collegato a un respiratore, il trasporto sarebbe rischioso e sarebbero necessari un macchinario trasportabile e un team specializzato, che i genitori del piccolo si sono offerti di pagare privatamente. Secondo i media inglesi, la coppia e il Great Ormond Street a Londra non sono riusciti a trovare un accordo e Connie e Chris si sono presentati di nuovo davanti ai giudici ai quali sarà chiesto di decidere, in una nuova udienza, dove staccare i macchinari che tengono in vita il piccolo di 11 mesi, affetto da depressione di Dna mitocondriale, malattia genetica estremamente rara. Il giudice Francis dell'Alta Corte di Londra ha annunciato che la decisione sarà presa domani.

In Alta Corte, già ieri, la famiglia Gard aveva lanciato un duro atto d'accusa contro il Great Ormond Street e la giustizia britannica, perché avrebbero scelto al posto loro di dire basta alle cure già diversi mesi fa, consumando il tempo per tentare altre strade. Dello stesso avviso è l'ospedale Bambino Gesù, che ha coordinato un team di specialisti stranieri al lavoro su un protocollo alternativo da sottoporre a Charlie: la "terapia sperimentale poteva rappresentare una opportunità ma si è arrivati troppo tardi", ha affermato il professor Luigi Bertini dell'ospedale pediatrico vaticano, nel corso di una conferenza stampa a Roma.

Il Greet Ormond - che ha sempre ritenuto inutile il trasferimento di Charlie all'estero - ha contrattaccato, sottolineando che il neurologo americano che sta sperimentando la terapia alternativa a New York ha visitato il bambino soltanto la settimana scorsa, nonostante fosse stato invitato a gennaio. 

La vicenda che ha commosso il mondo e ha diviso le coscienze sembra comunque essere giunta a una conclusione. Amara, purtroppo, perché il piccolo smetterà di respirare quasi certamente poco prima del suo primo compleanno, il 4 agosto prossimo.