Giovedì 18 Aprile 2024

Charlie Gard, undici mesi infiniti. Un lento calvario tra giudici e dottori

Ieri la resa dei genitori: "Vola tra gli angeli"

Charlie Gard, i genitori Chris Gard e Connie Yates (Ansa)

Charlie Gard, i genitori Chris Gard e Connie Yates (Ansa)

Londra, 25 giugno 2017 - Il piccolo Charlie Gard soffre di una rarissima malattia genetica, chiamata sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, che finora ha colpito solo 16 persone (tutti bambini) al mondo. Il morbo attacca i mitocondri, ovvero le ‘centrali energetiche’ delle cellule degli organi e, nel caso di Charlie, a essere colpita per prima è stata la muscolatura. Il bimbo, nato apparentemente sano il 4 agosto del 2016, ha presto presentato anomalie, soffrendo di violente convulsioni e, progressivamente, non riuscendo a respirare, a deglutire e a muoversi da solo.

Charlie Gard, genitori rinunciano alle cure. "Lo lasciamo andare con gli angeli"

A Charlie è poi stata diagnosticata un’encefalopatia, ovvero una grave lesione del tessuto cerebrale. La terribile mutazione genetica gli è stata trasmessa dai genitori, portatori sani (e inizialmente ignari) del morbo. Un mese dopo la nascita, Connie si è accorta che il bimbo non aveva le stesse reazioni di altri bambini. In ottobre, Charlie viene ricoverato al Great Ormond Street Hospital (Gosh) di Londra, uno dei migliori ospedali pediatrici in Europa. Dopo mesi di ricerche, a gennaio 2017 i genitori mettono in piedi una pagina di crowdfunding online per raccogliere i fondi necessari per portare Charlie negli Usa, dove ci sarebbe una terapia sperimentale che potrebbe farlo migliorare. A marzo, il Gosh trascina Chris e Connie in tribunale per poter sospendere le cure a Charlie, la cui malattia viene giudicata irrimediabile. Il giudice Francis dà ragione ai medici.

I genitori ricorrono quindi alla corte d’appello, per avere il diritto di trasferire Charlie a New York, dove un medico specializzato in queste malattie (il dott. Michio Hirano) li aspetta. I tre giudici d’appello confermano il verdetto di primo grado, dando ragione al Gosh. I genitori allora ricorrono alla corte suprema, equivalente alla nostra cassazione. L’8 giugno vengono stangati con l’ultimo verdetto, sempre negativo. A fine giugno Chris e Connie chiedono alla corte europea dei diritti umani di concedere una possibilità a Charlie, ma la corte Ue si rifiuta di intervenire, allineandosi con le corti inglesi. All’ultima ora, quando il Gosh sta per staccare le macchine a Charlie intervengono prima il Papa e poi Donald Trump, su Twitter, a difesa dei genitori. Il Bambin Gesù, ospedale della Santa Sede, offre di curare Charlie e un gruppo di esperti internazionali chiede di dare a Charlie un’ultima chance. Si riapre il caso con «nuova evidenza», ma ormai per Charlie il tempo è scaduto.